svapo

svapo (11)

sigaretta elettrinica, attrezzature, liquidi

Quando è arrivato il pacchetto in redazione io ero fuori ufficio. Sono rientrato e ho visto tre musi sopra la scatola. “Fermi tutti, devo fare la recensione io!”
Dentro la scatola di cartone ce n’è una di latta (molto bella) , dentro la scatola di latta la Noname Nofckgiven.
Di una donna (o di un uomo) apprezzi l’intelligenza, la simpatia, la bontà d’animo, ma non c’è nulla da fare, la prima cosa che guardi è l’estetica. E l’estetica di questa box è minimale, sobria, bellissima. Se immagini una box bottom feeder, immagini la Nofckgiven.
Nata in collaborazione tra Puff e Noname, sposa due diverse filosofie, creandone una nuova.



Per prima cosa, qualche dato. E’ costruita in alluminio satinato ricavato a CNC dal pieno, ha inserti in delrin, una boccetta super-soft da 8.5 ml , è motorizzata con un dna evolv 75 ed è la prima box ad avere una (doppia) certificazione: CE e RoHs. Ma questo, in soldoni, cosa significa? Per prima cosa che è fatta benissimo, gli inserti sono pregiati, gli incastri non hanno dislivelli, i classici tre pulsantini (fire, up, down) sono perfetti al click e minimali anch’essi, fondendosi idealmente all’interno della scocca. Il materiale è eccelso. Per seconda cosa: è sicura, l’evolv 75 oramai lo conosciamo tutti (e in questo caso posso garantire che ha un’ottima gestione della batteria, forse e soprattutto per merito del cablaggi fatti a regola d’arte), le certificazioni sono davvero qualcosa in più.
La vaschetta è in stainless Stell 316 da 22 mm, anch'essa ricavata dal pieno e avvitata con quattro viti.
Il pin è regolabile e, quindi, rende la box utilizzabile con qualsiasi atomm.
Lo schermo per il dna è oled: ottima visibilità dei valori che il circuito ci mostra.
Il tasto fire è in alluminio anodizzato, mentre i due adibiti alle regolazioni (up e down) sono in delrin.
Sul fondo della box c'è il numero di serie, stampato a laser.
Lo sportellino copri batteria/boccetta è, come il tasto fire, in delrin.
Monta, ovviamente, una batteria 18650, non compresa nella confezione. All'interno della quale, troviamo, oltre alla box, due boccette per il liquido e una bella pochette protettetiva in neoprene.

 


 Ma quindi, perché due filosofie  e perché: “creata una nuova”?
Prima della Nofckgiven avevamo due possibilità, entrambe percorribili legittimamente. Comprare una box di produzione industriale. Costi non altissimi, alcune con il dna, fattura media, risultato mediocre. Molte sono funzionali, alcune mi piacciono assai (la pico squeeze è, nel suo piccolo, una meraviglia), altre molto meno (detesto le cinesate spinte), ma nessuna è eccelsa, nessuna ha materiali di prima qualità, nessuna ha lavorazione certosina. L’altra possibilità è quella di affidarsi a un modder. Quindi molto spesso qualità, quasi sempre ottimi materiali, raramente risultato non ”ottimo" (mania delle stampate in 3d a parte: inutile moda e infima sicurezza). Ma anche difficoltà nel trovarle, liste a cui iscriversi, prezzi spesso raddoppiati dopo un amen.

Questa Noname prende il meglio delle due filosofie. Materiali eccelsi, facilità di acquisto, assoluta sicurezza, ricerca del particolare.
Questo, credo, sia il vero pensiero dietro a questa box: unire due filosofie, crearne una nuova, renderla un nuovo standard.


Quindi, la perfezione? No, ci mancherebbe. Il prezzo è alto. È naturale che una box del genere costi. È fatta in italia, è fatta benissimo, ha “dentro” materiali costosi. Però, a mio, avviso, qualche decina di euro in meno sarebbe potuta costare. Date le dimensioni (compatte), l’estrazione della boccetta per la ricarica non è agevolissima. O si prende una leva, o si toglie la batteria. Si poteva fare meglio? Forse no, senza andare a discapito delle dimensioni.
A proposito delle dimensioni, è una box che pesa. Io ho sempre visto questo aspetto in modo semplice. Pesa abbastanza da risultare stancante? Se sì non va bene. Pesa abbastanza ma non è stancante? Se non lo è, allora diventa a gusto. Quale è la sensazione che vuoi avere con una box in mano? Leggerezza? Compattezza? Sensazione di “pieno”? La Nofckgiven pesa ma non stanca, quindi va a gusto. Per me è perfetta così.
La consiglio? Certo che sì, la consiglio a diverse categorie di persone. A chi non bada a spese. Quindi bella, originale, solida, evolv: va benissimo. La consiglio a chi spendeva duecento euro per il Provari: quel tubo è la prima cosa che ho pensato quando l’ho vista. Costava (parecchio), e quando lo prendevi non te ne liberavi più. Certo, per gli amanti della spesa compulsiva no, non va bene. Se uno vuole spendere trenta euro a settimana, per tutte le settimane e poi ancora continuare: no, non ci siamo. Per chi, invece, preferisce risparmiare quei trenta euro per un paio di mesi e poi avere qualcosa di davvero buono, allora sì: è la vostra box.


E adesso, Nofckgiven, sportello aperto, boccia fuori, Azhad dentro, e si svapa.



Oramai posso dire di avere svapato, a lungo e sempre con massimo godimento, tutti i liquidi di Azhad. Tutti gli aromi. Tutte le riserve. Insomma, a parte Azhad e famiglia, credo di essere il più grande consumatore dei suoi liquidi. Non tutti mi piacciono (va a gusti), ma sicuramente i miei preferiti sono i suoi.
Quindi, parliamo di aromi (tutti da me diluiti al 10% e lasciati maturare per due mesi. Il tempo è soggettivo, alcuni li preferiscono lasciati e dimenticati per anni, altri riempiono la boccia dopo tre giorni. In generale più si lasciano maturare più il tabacco viene fuori a discapito del fruttato (o della vaniglia) che lo accompagna. Detto questo, ognuno faccia le sue prove, è bello anche per questo: sperimentate.

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Latakia


  È un latakia che ha, nell’equilibrio, il suo forte. Non è di quelli che “ti spaccano in due”. Non è di quelli che dici: “ma l’affumicato quando viene fuori?” Come tutti gli aromi di Azhad devi capirlo. Per i fumatori, o ex fumatori di pipa, sarà un gioco semplice. C’è quella cosa che sentivate nella vostra migliore miscela inglese. Quello che stava sotto, dentro e di lato, ma mai del tutto al centro del virginia e del turkish (o degli orientali). Io non sono un grandissimo amante del latakia duro e puro. Non sono un purista del mono-aroma. Però questo è buono senza prenderti i polmoni e rivoltarteli. Si lascia apprezzare quasi fosse un virginia pur non avendone nessun aspetto. Il latakia, contrariamente a quel che si pensa è un tabacco dolce. Affumicato fino a renderlo una lama per le pupille gustative, ma dolce. Quello di Azhad è ottimo.


Perique


Altro tabacco che normalmete non si prova da solo, ma come accompagnamento. Sostanzialmente ci sono due tipi di perique, l’originale “Saint James Parish” e tutti gli altri. Tutti gli altri, quasi sempre, sono dei Burley ben addomesticati e resi quasi-perique. Quasi, appunto. In generale sanno di frutta, come sottobosco aromatico, e poco di spezie. Spezie che caratterizzano l’originale.
Quindi, io di perique resi aroma ne ho provati parecchi e alcuni mi sono piaciuti molto (quello del vaporificio è strepitoso), ma solo quello di Azhad, a mio avviso, è Saint James Parish. Picchia duro, ti lascia il pizzicore, è una strepitosa rarità. Da solo? No, non mi fa impazzire. Unito ad altri? Una meraviglia.

Turkish


Altro aroma da taglio. Classico nelle miscele inglesi, insieme al virginia e al latakia. Dei quattro è quello che mi è piaciuto meno, o che, forse, ho faticato a capire. A parer mio bisogna andare oltre la classica percentuale che normalmente si adotta per avere un giusto equilibrio. Il gusto è notevole, l’aroma è quello giusto, a metà tra una meditazione orientale e una corposità classica. Però, appunto, bisogna mettere qualche goccia in più.

 Black Cavendish

 È un tabacco che, quando fumavo la pipa, non amavo. Troppo vicino agli aromatici. Azhad, al solito, ha stravolto i miei pregressi. Questo è una meraviglia. Lo metti in qualsiasi paniere aromatico e rende al massimo. Non distrae dagli altri aromi ma si fa sentire con violenta dolcezza. Da prendere, da mettere a maturare, da continuare a prendere fino a chè Azhad deciderà di farlo. Se ti piace questo tabacco, prenderlo sarà un successo assicurato.

 
E adesso, quattro barricati

Black Cherry

I barricati, a differenza dei liquidi normali, prevedono invecchiamento nelle botti. A seconda dell’aroma, uno o più tipi di legno.
Questa miscela sembra fatta apposta per essere lasciata maturare in questa maniera. I gusti si fondono e si esaltano, la consistenza del tabacco si fonde perfettamente con quella dell’amarena.
Black Cavendish delizioso, da scoprire a ogni “tiro”, da cercare in mezzo all’amarena. È uno dei liquidi di Azhad che preferisco. È dolce ma non stanca, è intenso e si rinnova in una ricerca fatta di conoscenza e passione. Sembra quasi di masticarlo, tanto è corposo.

1000

Che dire di questo liquido? Era il mio preferito, non potevo farne a meno. Mi ricorda le mie miscele inglesi preferite. È forte, è intenso, è affumicato. Eppure è successa una cosa: è nato il 10000. Che, a parer mio, è meglio in tutto (vedi recensione). Quindi lo prenderei? No. Prenderei l’aroma per risparmiare e perché anch’esso eccelso. Ma se voglio il massimo, mio malgrado, prendo il 10.000. E, ripeto, il 1000 è stato per anni il mio liquido da “miscela inglese" preferito.

Carribean


Qui, a diffenza del "nuovo carribean” recensito insieme al 10000, tutto cambia. L’hyperion lo trovo più raffinato, vestito meglio, più elegante. Questo lo trovo più profondo e sporco di aromi grezzi e meravigliosi. Uno non esclude l’altro. Preferisco questo la sera, o quando voglio qualcosa di intenso. Il “nuovo” lo svapo con più frequenza e durata, ma, forse, con minor “gusto”. Ananas, cocco, cavendish e virginia maturati perfettamente. Il barricato dona spessore, gli aromi diventano una scatola cinese dalle pareti morbide e penetrabili. Passi da uno all'altro, per poi arrivare a sentirli tutti. Insieme, come fosse un qualcosa di unico. Una ventagliata forte, diretta, che ti colpisce duro. Da fare le scorte, che si sa mai, metti che Azhad decida di non produrlo più.

Sweet vanilla

E ci risiamo. Tutti i gusti che, fumando la pipa, odiavo (non fosse per il perfection di Gawith, che, in quantità dolce inferiore, lo ricorda) diventano momenti di puro godimento. Non ti piace il dolce? Provalo, magari cambi idea, magari no. Ti piace? E allora prendilo, svapalo, senti tutti i toni delle vaniglie utilizzate che si uniscono, a rincorrersi, col tabacco. Una vera goduria. Il virginia sembra ingrassarti la bocca, la vaniglia sembra colorarti quella sensazione. Una aromia da vero esperto, non banale come i componenti potrebbero diventare, non troppo difficile da comprendere. Io lo svapo spesso di pomeriggio: davanti a un pc mi accompagna nel lavoro. Da non restare senza, mai.

Prossimamente, altri aromi, altri barricati e, soprattutto ricette in esclusiva.  Di Azhad, per voi.

Abbiamo intervistato Wender, uno che ha fatto la storia degli ultimi venti anni della radio e che svapa da sempre.

1) Dallo zoo di 105 a radio deejay, Wender è "uno di quelli che ha fatto la storia della radio" degli ultimi vent'anni, puoi dire ai nostri lettori tuoi attuali progetti?

Ce ne sono veramente tanti di progetti, oltre ovviamente allo Zoo di 105, in materia musicale ogni mese faccio uscire un singolo in collaborazione con Pawax, un produttore emergente molto bravo, e poi sto creando delle tracce come DJ SVAPO. Svapo in Panda e Tanta Potenza sono pezzi nati in collaborazione con il Santone dello Svapo: penso che ogni situazione abbia bisogno del proprio suono.A breve uscirà anche il mio primo liquido per svapare in collaborazione con la Puff: per me i numeri uno sul mercato delle sigarette elettroniche in Italia.
Con loro mi trovo molto bene perché, oltre che essere amici, sono dei veri professionisti: Puff tutta la vita.

2) Come pensi sia cambiata la comunicazione negli ultimi anni? Meno radio, più youtube, verrebbe da pensare.

Diciamo che la televisione che guardavamo noi negli anni 80 ora è You Tube: i ragazzini hanno questo ora, l’avrei fatto pure io se fossi stato ragazzo in questa epoca. A riguardo, mi fanno un po’ ridere i genitori che si lamentano dei figli che stanno tutto il giorno con lo smartphone in mano: loro facevano la stessa cosa, ma davanti al tubo catodico. I figli sono lo specchio dei genitori.
La radio, invece, è diventata più adulta, oramai non ci sono più le radio nelle case, la radio è per chi vive in auto e per chi ha un’attività commerciale.
Poi ci sono gli appassionati che ti ascoltano, ma quelli sono pochi ormai.

L'INTERVISTA - ANDREA PONTIGGIA

 

Andrea, ciao, puoi raccontare qualcosa di te ai nostri lettori?

Ti racconto di noi, senza entrare troppo nei dettagli, tendo a essere parecchio riservato per quanto riguarda la mia vita oltre lo svapo.

Sono un papà cosi come i miei due soci e amici.

 Provengo dal mondo della comunicazione, Giuseppe da quello della progettazione tecnica e Antonio è un Commercialista.

 Io vivo a Milano come Antonio (ma è Pugliese), Peppo invece vive a Lugo, in Romagna, anche se è un napoletano doc.


- Noname, quando è nata, e perché? Passione, businnes o entrambi gli aspetti?

NoName nasce nel 2012, in un forum di svapo; EsigarettaForum, molto per gioco e totalmente per passione.

E dopo tre  anni, fine 2015, è diventato anche il nostro lavoro, un lavoro che ci appassiona, ci diverte e ci soddisfa.


-La tua azienda, adesso, come è composta?

Come dicevo siamo in tre: Io, Giuseppe e Antonio.


- Esiste, nella storia di NoName, un prodotto che meglio vi identifica? Per esempio, se parliamo di Azhad, la prima cosa che viene in mente è il mille. Se parliamo di nomame?

I prodotti credo siano due: il BF-99; quello che probabilmente amiamo maggiormente, il primo a tank bottom coil, un precursore di molti sistemi a cotone attuali e indubbiamente il nostro lavoro più ambizioso e ricercato (entro l’anno ne uscirà una nuova versione).

Il secondo è il NoFear; il capostipite di una famiglia molto numerosa, le versioni sono state tre,

è uno dei prodotti che ha contribuito maggiormente alla diffusione del bottom feeder, mondo dove da anni ci esprimiamo e primeggiamo (scusa l’autoincensamento).

 
- Il vostro mercato principale è in Italia o anche all'estero?

Circa l’80% della nostra produzione finisce all’estero, lavoriamo con alcuni dei migliori negozi e distributori a livello mondiale e esportiamo in parecchi paesi: Francia, Germania, Belgio, Olanda, Spagna, Giappone, Cina, Vietnam, Inghilterra, Malesia, Filippine, Stati Uniti .


- Voi siete nati negli anni dello svapo di guancia e poi avete portato i vostri prodotti nel mondo dei polmonari. Due modi di svapare o due differenti visioni? A volte sembra che ci siano proprio due categorie quasi incompatibili tra di loro. Cosa ne pensi?

I mondi o le sfaccettature di questo mondo sono molteplici e variopinte, guancia, polmone, flavour, bottom feeder, tank, dripping: ognuna con i suoi pro e tutte con i loro contro.

Indubbio è che è difficile accontentare tutti, anzi direi impossibile, ma in fondo provarci è la cosa più stimolante, non solo dal punto di vista progettuale o del risultato commerciale, ma anche come utilizzatore finale, come appassionato.

Il nostro è un mondo popolato da ex tabagisti e la sigaretta elettronica rimane comunque un vizio, ma ha dalla sua la fortuna, al contrario della sigaretta, di essere piacevole, di potersi esprimere in decine di modi diversi grazie a centinaia di sapori che cercano in tutti modi di “soddisfarci”, siamo tutti sempre nella costante ricerca del nostro aroma perfetto.

Alla fine è proprio questa parolina tanto semplice ma tutt’altro che banale che ci frega; la soddisfazione.

Perché se la leghi al Vizio, che perdura anche se lo neghiamo perdutamente, si trasforma in una combinazione letale che ci costringe a peregrinare da un sistema all’altro, da un liquido al prossimo, alla ricerca del nirvana, del piacere ultimo.

Perché il mantra non è e non deve essere “fumo perché non riesco a farne a meno” ma “svapo perché mi piace”.

E appena cala la soddisfazione anche solo di un gradino si riparte verso qualcosa di nuovo, ma in fondo il bello del viaggiare è il viaggio stesso non la meta.


- Una delle tematiche che più appaiono se si scrive "forum - svapo" su google è "clone contro originale", lasciando per un attimo da parte il discorso salute e l'eventuale o meno pericolosità di alcune imitazioni, voi, che siete stati clonati con diversi prodotti, come vivete questa cosa? Mi sono sempre fatto una domanda molto banale. Normalmente quando vien rubata una proprietà intellettuale segue denuncia. Come mai nel mondo dello svapo questa cosa non avviene mai? Non è, forse, anche e in parte, un modo per certificare la bravura di un modder l'essere clonati?

In mercati maturi (vedi la moda) il problema dei cloni o dei falsi è enorme, non perché dia fastidio il prodotto sulla bancarella ma perché la copia, all’insaputa del consumatore, finisce all’interno della filiera protetta e viene venduto come originale, diventando, di fatto, un imbroglio bello e buono.

È la non riconoscibilità che genera il dubbio e inficia il valore del prodotto, dubbio che oggi attanaglia il nostro mercato solo su alcuni prodotti; principalmente liquidi e hardware entry level.

Noi, comunque un paio di denunce le abbiamo fatte e probabilmente più avanti altre ne partiranno.


 - Abbiamo tutti letto della vostra collaborazione con la Puff e della nascita della Nofckgiven. Ci puoi parlare di questo matrimonio e del prodotto finale? Sicuramente fa parte degli oggetti di valore, a chi è rivolta questa combo?

Il mercato del bottom feeder è costellato da prodotti di difficile reperibilità, con la NoFckGiven si è deciso di rendere disponibile a chiunque lo voglia una box senza compromessi completamente certificata (la prima in assoluto).

Puff è oggi la realtà più presente sul territorio, è un’azienda attenta e in forte crescita e per noi è stato un onore oltre che un piacere poter collaborare con loro.

 
- Guardando alla storia recente dello svapo, all'inizio avevamo prodotti scadenti o mediocri da parte delle aziende e prodotti raffinati e assai cari da parte dei modder. Voi, inizialmente, a mio avviso, avete fatto nascere una terza categoria, una azienda che produce grande qualità a prezzi concorrenziali. E' questa la terza via dello svapo per il futuro?

Non so se sia la terza via dello svapo per il futuro ma sono fortemente convinto che in un mercato autoreferenziale come il nostro, dove tra l’altro la comunicazione è soggetta a restrizioni pesanti, senza il supporto di partner sul territorio che ti rendano visibile sia molto più semplice soccombere velocemente

La storia, anche se breve, di questo mercato è costellata di meteore e di brand ascesi all’olimpo e scomparsi nel giro di una stagione.

Esattamente come il mondo dell’high end sembra oggi voler sopravvivere solo grazie a gruppi segreti su Facebook.


- Ci parli dei tuoi attrezzi da svapo? Quelli che usi personalmente. Solo NoName o ami prodotti di altri aziende, di altri modder?

Io sono un curioso, amo provare di tutto e uso di tutto; tubi, battery box, bottom feeder, drip, tank, sisytemi a mesh, a testina.

Alcuni modder sono parte del mio mondo oltre che degli amici; Alessandro di Art&Mod, Paolo della Farnkenskull, Ruben di C&C, Giacomo di SVA. Alla fine ci conosciamo tutti e tutti sappiamo scegliere i prodotti giusti degli altri produttori.

 
 - Dopo la Nofckgiven e il Plug-in che andiamo a recensire, prossimamente quali novità ci proporrete?

A breve in arrivo un nuovo RDA, sempre in collaborazione con Puff e un paio di novità per il bottom feeder. Il segreto, nel mondo dello svapo come in qualsiasi altro mercato, è non fermarsi mai sui proprisuccessi, ma cercare sempre di rinnovare prodotti e tipologie per offrire sempre il meglio ai nostri acquirenti.


L'ATOMIZZATORE - PLUG'IN


Il Plug-in è un atomizzatore specifico per il bottom feeder. E’ costruito in acciaio 316, con isolanti in peek e il drip tip in ultem.
E’ progettato per la single coil e ha due cup a disposizione. Il primo, di serie, ha la regolazione dell’aria a fessura da una parte, per poterla parzializzare, mentre dall’altra ha il singolo foro da 1.8 millimetri. Il secondo cup è solo con singolo foro da 1.2.
La prima particolarità di questo atomizzatore è che, all’interno, c’è una specie di slitta con due funzioni: convogliare il flusso di aria direttamente sulla coil, evitare che ci siano fuoriuscite di liquido.


La realizzazione è molto accurata, nessuna sbavatura, i materiali sono di prima qualità. Gli oring, anche se qualcuno ha scritto non chiudere bene, alla lunga, perfettamente, si sono comportati benissimo, lieve pressione per chiudere, mai nessuna apertura involontaria.
Il punto di vista sull’estetica è, ovviamente, soggettivo. Personalmente lo trovo davvero molto bello. Ha linee essenziali, un marchio non invadente, una forma classica, e, insieme, moderna.
Le possibilità di flusso d’aria portano questo atomizzatore a poter essere utilizzato sia per uno svapo di polmone non estremo (è pur sempre una single coil in un diametro di 20 millimetri), sia per il classico di guancia.
L’ho provato per circa due settimane, usandolo tutti i giorni.
La variante “tutto aperto”, e quindi per uno svapo flavour, vede, nei miei settaggi, un range dai .3 ai .5 ohm. Va benissimo la coil in kanthal, quella in acciaio, e la variante clapton. Quest’ultima, se tenuta non troppo bassa risulta essere quella più efficace per la restituzione in aroma, portando il livello di questo atomizzatore oltre ogni aspettativa. Pur non essendo uno “svapatore di polmone” seriale, con questo atomizzatore, con un wattaggio intorno ai cinquanta, raggiungiamo una soddisfazione estrema. Non ha, a mio parere, rivali nei tank (come è normale che sia), e, per il flavour, è davvero difficile trovare un rda che gli stia dietro. L’ho provato con tutti i liquidi da cloud di Azhad, col Positano di Vitruviano’s Juice e col Boss reserve. Il risultato è, a dir poco, eccezionale.


Passiamo allo svapo di guancia, con qualche premessa. È opinione comune che i “tabaccosi” vedano come nirvana l’utilizzo di atomizzatori da quattordici, massimo da sedici. Altrettanto comune è l’opinione che i tabacchi quali il “latakia” o il “perique” siano troppo secchi per essere utilizzati in rda dalle dimensioni medie (appunto, venti millimetri). Per finire, i puristi solitamente preferiscono, per questo genere di aroma, un tiro molto chiuso, 1,2 ml, anche meno.
Penso siano tre assiomi privi di fondamento. Gli rda da quattordici, sedici, che io amo sommamente, esaltano l’esplosività del tiro, aumentano il calore, incupiscono l’aroma. Il latakia è un tabacco dolce. È affumicato, è cupo, è spesso legnoso con mille sfumature, ma è un tabacco dolce. Il tiro chiuso, infine, è tipico di chi vuol riprodurre la sensazione data da una sigaretta. La pipa, al contrario, ha una restituzione molto più aperta.
Quindi, applicando queste idee al nostro Plug-in: io lo ho amato moltissimo con il foro da 1.8 utilizzando tutti i tabacchi aromatizzati di Azhad. La restituzione che hanno è perfetta.
Ho provato, poi, l’utilizzo col cup dal foro 1.2. Ho usato il 10.000 e il balkan di Azhad, un latakia del Vaporificio, un “mistone” di cui vi parlerò nella recensione degli aromi di Azhad.
Coi toni più cupi non mi è piaciuto al cento per cento. Tende, a mio avviso, a schiarire un poco i sapori. L’aspetto “legnoso” viene meno, non scompare, intendiamoci, si sente e si sente bene, ma non credo che il massimo del suo potenziale sia con questo genere di tabacco.


Sarebbe stato possibile fare una riduzione all’interno del cup con buco da 1.2? In questo modo sarebbe stato, forse, perfetto. Ma non sono un modder, questa è solo una idea.
Col 1.8, invece, a mio avviso, è il nuovo atom di riferimento. Resistenza da 1 ohm circa, diecimila nella boccetta e, davvero, si vince.
Difetti: una leggera condensa può formarla, ma è davvero poca cosa.
I pregi, come scritto, sono tantissimi, non ultimo la facilità di rigenerazione. Quasi più facile che cambiare una testina al nautilus e un’ottima capienza, sarà sufficiente squonkare raramente.
Eccellente, se amate passare dal flavour al tabacco, è un atomizzatore da comprare e usare quotidianamente.

Parlare di divulgazione della sigaretta elettronica in Italia significa parlare di una persona: Il Santone dello Svapo.
Centosessantamila iscritti al suo canale youtube, migliaia i suoi followers in ogni social network, ogni giorno se ne aggiungono centinaia. Probabilmente i “filmati”, in materia svapo, più seguiti al mondo.
Di suoi video ne no visti parecchi, dai suoi video, se non ci sofferma solo a una lettura superficiale, si può capire come mai, in Italia, è l’unico divulgatore professionista. Una cura impressionante della fotografia senza alcun tentativo di spettacolarizzazione, una vera e propria regia all’interno di più format che si alternano nei giorni della settimana. Più personaggi: in tutte le compagnie c’è chi fa ridere di più, che è sempre sopra le righe, che fa le facce che quando lo guardi non puoi fare a meno di ridere. Negli spettacoli del Santone questa figura si chiama Scarphy. Poi c’è quello serio, quello che se hai bisogno di precisione e affidabilità vai da lui. E poi altri ancora: come in un copione di un film di successo, il Santone mischia gli aromi, li bilancia, c’è il simpatico che controbilancia il serio, c’è quello a cui scappa una parolaccia di troppo e quello sempre preciso, quello che anche se non parla resti lo stesso attaccato al video per guardarlo e, ancora, quello di cui vuoi conoscere il pensiero. Nel mezzo, a dirigere lo spettacolo, c’è sempre il Santone.
Uno spettacolo (perché è di spettacolo che stiamo parlando) capace di intrattenere per dieci minuti e mai più può fondarsi sulla spontaneità senza bisogno di costruzione, uno spettacolo solo costruito alla fine ti annoia. Lo spettacolo di successo è quello che riesce a riunire queste due componenti. E poi “bucare il video”, avere i tempi comici e conoscere perfettamente la materia, fino a fare tendenza. Il Santone inizia a usare l’aggettivo “croccante”, dopo qualche giorno nei social “svapo”, “croccante” diventa l’aggettivo più usato. Fa un video in cui dice “poca potenza, molta potenza”, dopo poche ore diventa virale al punto di trovare la parodia che il suo amico Wender gli fa su youtube.

Gli mando una mail: “ciao, sei interessato a una intervista? La mia casa editrice ha una rubrica che si occupa di svapo”.
Poche ore e arriva la risposta: “grazie, con piacere, ci sentiamo al telefono settimana prossima, se puoi”.

Luigi D’Alessandro – L’intervista

- Ci racconti il tuo percorso nel mondo dello svapo, prima di diventare il papà del Positano?

Ho iniziato a svapare nel marzo del 2013, dopo 33 anni di sigarette mio fratello mi fece provare una ego con sopra un phantom e ovviamente un liquido tabaccoso. Purtroppo non mi piacque molto: mi mancava la gestualità delle sigarette tradizionali.
Qualche giorno dopo comprai le Categoria che hanno rappresentato il primo passo verso il cambiamento. Come tanti sono passato ai CE4 e subito dopo ai rigenerabili, Magoo e Kayfun mi hanno accompagnato per lunghissimo tempo. Quando ho iniziato a svapare la maggior parte dei liquidi in commercio erano mono aroma, presi subito dimestichezza con i componenti base e avendo una moglie nipote di noti pasticcieri ho voluto provare a replicare le ricette dei dolci tipici della nostra terra..
Nel web attraverso i siti di settore partecipavo attivamente ai vari gruppi di discussione, seguivo con entusiasmo i video di Don Camillo, Luckypunkstar, Sergio Sherek e del Santone. Fui così rapito da questo mondo che volli iniziare a raccontare la mia storia. Il debutto, attraverso un video su youtube, mi divertì a tal punto che i miei video presero subito una particolare piega comica e confidenziale.
Grazie al canale youtube e ai nascenti gruppi facebook le amicizie si moltiplicarono in breve tempo, e fu proprio grazie al gruppo VapersMonkey che il mio primo liquido il “Front Lake” iniziò a essere conosciuto.La condivisione delle mie sperimentazioni attraverso i contatti sul web ha fatto si che in breve tempo mi giungessero richieste e consensi da ogni dove


- Sei partito, come molti, da "cantinaro"? ci spieghi l'evoluzione?

La svolta è stata a marzo 2015 in fiera a Parigi. Ero partito da semplice appassionato di svapo in compagnia di alcuni amici negozianti campani, quando in fiera diversi produttori, sia italiani, sia esteri, mi avvicinarono per chiedermi se avevo intenzione di iniziare con loro una regolare produzione dei miei ormai noti e-liquid.
Decidemmo cosi, io e mia moglie, di aprire l’azienda, ma di certo non eravamo pronti per affrontare tutti i passaggi che comportava l’immissione sul mercato nel breve periodo.
Cosi, tra le tante offerte, optai per la proposta meno conveniente dal punto di vista economico ma più allettante in termini di opportunità di crescita e formazione aziendale.
A settembre 2015, sempre a Parigi, in occasione del Vapexpo presentammo la Vitruviano’s Juice.
Purtroppo all’inizio non tutto è andato bene come ci si aspettava, per tante componenti: ci siamo presto resi conto che il processo di produzione necessitava della presenza costante di chi lo aveva ideato e che alcuni passaggi non potevano essere affidati a terze parti.
E così, grazie anche all’affetto dei tantissimi vapers che ci scrivono e ci sostengono quotidianamente, abbiamo deciso di fare un grande sforzo economico per mettere su un laboratorio e un team di persone competenti e abbiamo iniziato a coprire l’inter iter per far nascere i nostri liquidi..
Siamo particolarmente orgogliosi della riuscita di tutta la nuova linea, la risposta degli “amici belli amici cari dello svapo” è stata lusinghiera. Proprio a Napoli, mia città natale, in occasione della fiera abbiamo raccolto consensi enormi, e, in un periodo in cui i liquidi d’oltre oceano avevano fatto “la voce grossa”, contribuire con un prodotto totalmente italiano a ristabilire gli equilibri, ci premia più di ogni altra cosa.

Quando mi hanno detto che avrei potuto recensire i prodotti di Azhad e intervistarlo ho esclamato: “porcapaletta!”.
Azhad (Andrea Colaianni) è uno dei personaggi mitici del mondo dello svapo. Fu il primo (a memoria) a dare la possibilità (almeno in Italia) di utilizzare liquidi che non fossero chimici. Chi frequentava forum qualche anno fa (inutile ripeterlo: per i vapers la memoria è quella di un cane, cinque anni fa sembrano trentacinque) e voleva svapare un tabacco aveva una sola ossessione, e questa ossessione aveva un solo nome: “mille”. Mille era (e in parte è) il liquido più rappresentativo di Andrea, quello che subito viene in mente pensando al suo nome. Su questo liquido si è detto davvero di tutto: “è il tabacco”, “sembra una sigaretta”, “bisogna lasciarlo maturare dodici anni per poterlo apprezzare appieno”, “non è più quello di una volta”, “svaperò sempre e solo mille”. Le recensioni sono sempre pareri, ovviamente, però per essere utili devono avere, nelle parole, dei dati veri, non soggettivi. Il Mille è un liquido “tabaccoso”, nasce da estrazione (e non macerazione), organico in questo caso non vuol dire nulla, e non ricorda minimamente la sigaretta. Per capire questo liquido appieno il nostro palato deve avere cultura. Lo so, spesso si dice: “ma che c’entra la cultura? “A me piace una cosa, a te un’altra, tutto è soggettivo”. Giusto, difficile contraddire, ma, al solito, c’è un però. Se siamo amanti delle foto e le abbiamo studiate a fondo, se ne abbiamo guardate milioni, se siamo andati a mostre, potremmo vedere maggiori dettagli rispetto a chi ne ha viste due in tutto e tutte e due provenienti da un Iphone. Se abbiamo passato anni a degustare vino, sapremo riconoscere tutte le sfumature di un Brunello, dopo un sorso di un Armandi de Brignac ci sentiremo catapultati in una vigna a La Marne e non nel discount vicino casa. La cultura aiuta la comprensione e favorisce la percezione.
Quindi: possiamo svapare il mille come primo liquido e senza avere mai avuto una scatola di Samuel Gawit tra le mani? Certo che sì. Lo troveremmo buono anche senza conoscerlo? Probabilmente sì. Lo apprezzeremo a pieno? Sicuramente no.
Il mille è un liquido (mi verrebbe da scrivere “tabacco”) complesso. Nelle sue basi ci sono tipologie di tabacco della “english mixtur” da pipa. Quindi Virginia, latakia, orientali (e già così la definizione è superficiale, i virginia sono tanti, i latakia li producono in diversi posti, gli orientali sono un gruppo, non un sottogruppo).

Ma andiamo con ordine.

Molto spesso la scelta di un liquido per sigaretta elettronica parla di noi più che del liquido stesso.
Ci dice quanto ne sappiamo in materia, certo, ma anche se siamo una persona che segue le mode o il proprio gusto, se siamo ossessivi in questa ricerca, se siamo uomini che si accontentano, se studiano la materia o si affidano al gusto altrui.
Una delle frasi più usate dai recensori di aromi per sigarette è: “comunque questo è solo il mio gusto, niente è più personale della scelta di un liquido”. Frase ottima per delegittimare il proprio ruolo e per soggettivare il gusto. In parte è così, in parte no. Ovvio, se a una persona non piacciono le fragole io non potrò mai convincerla che sono buone. Però, sicuramente, se ne sono capace e ne ho cognizione, potrò fare una classifica di tutti le fragole che conosco, potrò descrivere le differenti sfumature di sapore dando così modo di far capire cosa prendere, laddove se ne abbia voglia e si ami il loro gusto.
Il passaggio da sigaretta classica a quella elettronica è delicato, moltissime persone dopo aver provato qualche liquido in qualche atomizzatore tornano indietro non avendo trovato appagamento.
Uno degli aspetti di cui si deve maggiormente tenere conto è, appunto, il liquido. Iniziare con qualcosa di più vicino possibile alle sigarette, abbiamo visto nei precedenti articoli, è fondamentale.
La differenza più importante tra i liquidi comunemente detti tabaccosi è la derivazione. I più sono di fattura chimica, i meno nascono direttamente dal tabacco, per estrazione. I primi sono lontani parenti dell’aroma sigaretta e quasi tutti non ci danno il gusto che provavamo con le nostre paglie. Quelli per estrazione, invece, possono essere vicini a quel gusto; alcune marche hanno riprodotto fedelmente alcuni modelli quasi alla perfezione. Altri, invece, sono andati oltre, hanno creato aromi con mille sfumature, assai più complessi di quelli di una normale sigarette. I liquidi che abbiamo provato sono quelli del Vaporificio.

Negli scorsi articoli abbiamo iniziato a vedere le componenti di una sigaretta elettronica, i due tipi di tiro che possiamo avere (di bocca e di polmone) e a capire che cosa sono l’aroma, l’hit e la qualità del vapore. Abbiamo visto un prodotto all in one perfetto per iniziare. Un kit, un liquido, lo abbiamo inizializzato e abbiamo capito come e perché abbandonare le sigarette per accedere a un modo infinitamente meno dannoso e con moltissime possibilità di sviluppo.

Oggi vedremo un atomizzatore che ha fatto la storia dello svapo. Forse tutt’ora il migliore non rigenerabile (abbiamo visto la differenza tra coil prefabbricate e rigenerabili) presente sul mercato. Parliamo del Nautilus della Aspire.

Come in parte abbiamo visto e maggiormente vedremo, lo svapo è un mondo in frenetica evoluzione, nato da pochi anni e in via di sviluppo. Come tutte le “cose” nate da poco, le regole che lo governano sono in una fase instabile. Ci sono pochissimi liquidi che non passano di moda nel giro di qualche mese, gli atomizzatori e le box presenti sul mercato sono quasi tutte superate per prestazioni (spesso inutili) nel giro di qualche settimana e i compratori compulsivi si ritrovano a ordinare nuovi modelli a ogni batter di ciglia di recensore.

In questa seconda parte, come scritto, vediamo il primo di tre prodotti efficaci per smettere di fumare.

Abbiamo visto le differenze di tiro che si possono avere con una sigaretta elettronica e constatato che il migliore per iniziare è quello che riproduce la classica fumata della sigaretta, quindi: tiro di bocca.
Oltre al tipo di tiro è importante conoscere queste definizioni:

Hit: con hit si intende il “colpo in gola”, quella sensazione di sazietà da nicotina che siamo abituati ad avere fumando.
Quantità di vapore: semplicemente quanto vapore fa una sigaretta elettronica (vedremo poi, con altri sistemi, anche la “densità di vapore”).
Aroma: Il sapore del liquido che svapiamo.