Volta la Carta - Alfonso Inclima

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“Mille lire non ti cambieranno la vita, ma possono rivelartela”.
Tutto stava nel tono. Doveva essere misterioso, ma non troppo basso altrimenti nessuno l'avrebbe sentita in mezzo a quel putiferio.
Gliel'aveva insegnato madama Dorè, la donna per cui lavorava, con cui viaggiava e che ormai le faceva da madre.
Ma Angiolina era stanca di vivere le fiere, sentirne il frastuono e dormire nel retro del camper.
Quante coppiette aveva visto correre innamorate dalla signora a farsi predire il futuro. Il segreto stava tutto nel farle andare via contente. Del resto era solo un gioco. Una piccola emozione e qualche frase da ricordare.
Quanto li invidiava. Sentiva parlare d'amore tutte le sere, e si immaginava con il braccio di un bel ragazzo attorno al collo, mentre le chiedeva se volesse lo zucchero filato.


Ma a diciassette anni aveva solo rubato emozioni altrui, senza mai viverne di sue.
Ma la sua signora era molto protettiva. Le ripeteva sempre che “L'amore scambia le figlie con i guai”. Come darle torto. Angiolina era la settima ragazza che prendeva con se.
La maledizione delle fiere girovaghe è questa: chi vi lavora esercita un gran fascino su coloro che le vanno a visitare, per  via di quel sapore di libertà che emana e che però svanisce presto.
Così Angiolina era cresciuta con l'unica consapevolezza che l'amore non dura, ma, proprio come la sua fiera, arriva nella confusione più totale, fa un gran casino e scompare di botto lasciando a terra solo spazzatura.
Eppure nessuna massima eterna ne amuleto fatto di ossi di pesca poteva salvarla dal suo giovane cuore, che la tradì da tutti i buoni propositi una sera che non aveva proprio nulla di particolare.
La signora aveva appena chiuso bottega e Angiolina iniziò il suo rito della buonanotte.
Passeggiò tra le bancarelle ancora aperte salutando tutti e si sedette davanti la pista di autoscontro ormai chiusa che Amhed stava lavando al ritmo di musica d'orchestra.
Non veniva la notte se questa magia non si ripeteva. E si infastidì parecchio quando una voce le chiese se potesse spostarsi. Si costrinse ad aprire gli occhi, unicamente per fulminare chi aveva osato interrompere la sua personale magia, solo per trovarsi senza parole ad ammirare il più bel ragazzo che avesse mai visto. D'istinto si guardò intorno cercando la ragazza che sicuramente l'accompagnava, e per la quale lui si sarebbe fatto leggere la mano o avrebbe vinto bambole al tiro a segno, ma niente, era solo e stava parlando con lei.
Biascicò una richiesta di spiegazioni che le risuonò nelle orecchie tanto stupida quanto impertinente, ma questo non scalfì minimamente l'espressione sicura del giovane che le ripetette di spostarsi, aggiungendo stavolta la richiesta di sederle accanto.
Tanta insolenza la destabilizzò non dandole il tempo di trovare qualcosa di pungente da replicare per negargli questo privilegio. Angiolina non sapeva proprio cosa fosse la malizia, così, semplicemente, si spostò e gli fece spazio.
Lui si presentò come Fabrizio, le disse di essere un carabiniere da poco arruolato e spedito lontano da casa. Non conosceva nessuno e passava le sue serate libere girovagando per il paese da solo, così, quando l'aveva vista lì seduta beatamente, vinta la timidezza si era deciso a parlarle. Aveva uno sguardo triste, e la sua storia sapeva di vero, ma Angiolina non poteva neanche capire cosa fosse la nostalgia, lei che “casa” se la portava dietro e “famiglia” non sapeva cosa volesse dire.
Stettero tutta la notte a parlare, studiando l'uno la stranezza dell'altro e, all'alba, finalmente si compresero e baciarono.
La fiera durò per tutto il resto della settimana, ma la domenica, dopo che il santo rientrò nella sua nicchia tra le tante candele accese, finì la festa e si iniziò a smontare il campo. “Volta la carta ed un'altra fiera ci aspetta”.
Madama Dorè non stava nella pelle, accortasi che qualcosa nella sua ultima “figlia” non andava. Aveva fretta di mettersi in marcia, abbandonando il problema accanto ai rifiuti che l'indomani qualcuno di buona volontà avrebbe ripulito.
Angiolina era cambiata. Agli occhi della signora era scostante, nervosa e triste, ma la vecchia aveva dimenticato quali fossero le sfaccettature di un viso innamorato.
Così non comprese appieno ciò che aveva di fronte quando la cercò per partire. Ciò che vide fu soltanto la sua protetta abbracciata ad un uomo in divisa. Non vide le lacrime di entrambi. Non colse la forza della loro stretta che li univa nonostante un intero mondo di pregiudizi cercasse di passargli in mezzo e dividerli: la zingara ed il carabiniere, il divertimento di una notte, un tempo troppo breve scientificamente per potersi chiamare amore.
Corse a buttarsi in mezzo quell'emozione distruggendola con uno strattone. Fabrizio rimase immobile, incatenato nella divisa che indossava. Mentre Angelina, senza forze salì ancora una volta su quel camper.
Nessuna predica. Un viaggio silenzioso. L'anziana donna sapeva che l'unica cura era mettere più strada possibile tra la piccola e quell'uomo. Ma le emozioni rimangono appiccicate come veli anche riuscendo ad arrivare in capo al mondo. E urlano, fanno più rumore di una fiera. Solo chi ha l'anima sorda riesce a non sentirle.
Così la vecchia cominciò a ricordare.
Non voleva. Aveva viaggiato a lungo per dimenticare il suo carabiniere e non provare ancora la fitta allo stomaco della loro separazione. Era giovane, e così lui. La sua carovana stava per partire e lui non la fermò. Non se la sentì, nonostante il suo sguardo sapeva di sincero. Allora la paura bloccò il suo amore ed ora lei stava facendo succedere lo stesso ad Angiolina.
E tutto offrendole in cambio piazze, confusione ed emozioni rubate. Non libertà. Quella era la grande menzogna dei girovaghi. Libertà di cosa? Di restare tutta la vita in un camper, litigandosi il posto migliore della prossima piazza, per elemosinare due soldi a uomini e donne che una vita libera stavano costruendosi. Gli schiavi dei sorrisi altrui. Ma non stavolta.
La ragazza avrebbe vissuto la libertà che a suo tempo Madama Dorè si era negata. E pensando questo si accorse di aver già invertito la marcia.
Angiolina avrebbe amato, sofferto, sbagliato come ogni altra donna, e magari sarebbe stata anche felice, ma di sicuro libera.
“Mille lire non ti cambieranno la vita, ma possono rivelartela”, urlava la zingarella alla fiera.
La bambina, che non aveva nessuna intenzione di scendere dalle braccia del padre, si voltò verso la madre supplicandola di entrare a farsi leggere la mano. L'uomo, pur stanco di trasportare quel pesante fagottino che non stava fermo un attimo, sorrise anch'egli in direzione della donna accennando “se vuoi..”.
Ma lei si limitò a baciarli entrambi e, rivolgendosi cortesemente alla zingarella, rifiutò, chiedendole però di ringraziare tanto la maga. “Le carte”, disse, “a volte non si limitano a predire il futuro, ma possono salvarlo”.