La Scatola e la Voce

Uno... due... tre... quattro... cinque! No, un momento, forse il quinto lo avevo già contato... Ricominciamo...

Uno... due... tre... Tre? Ma dove sono finiti gli altri? Possibile che in certi momenti sembra che ci sia un terremoto, qui dentro, e in altri momenti il vuoto assoluto?

Mi sento perso: da ormai più di un mese sto cercando di capire con chi ho a che fare, in quanti siamo stipati qui dentro. Fatevi sentire, vigliacchi! Oh, eccoti, bene, un colpo sulla spalla destra! E siamo a uno, due con me. Ora non toccarmi più, così posso concentrarmi sugli altri... Ho detto di non toccarmi più, se no ti conto due volte! Questo buio pesto rende tutto davvero difficile, se almeno potessi vedere sarebbe più facile!

Ah, eccone un altro! Ma insomma, quanti siamo?

Mi contorco: eccolo, questo fastidioso stimolo che mi distrae dal mio lavoro, ma ogni quanto torna? Non posso avere sempre fame, mi gorgoglia la pancia e mi distraggo dalle operazioni contabili!

Altri colpi mi investono, da destra, sinistra, alto, basso: colpi da ogni dove mi sballottano all’interno di questa minuscola dimora.

Ehi, ehi, fate attenzione! State calmi! Cosa diavolo credete di fare, di rubarmi il cibo? Non avete ancora capito chi è che comanda, qui! Siamo in quattro? Cinque, sei, mille? Non fa differenza, poiché il più affamato sarò sempre io! Fatemi spazio, state fermi, mi state soffocando!

Ecco, ci risiamo. Come tutte le volte, appena io sento fame la sentono pure gli altri, e gli scossoni diventano innumerevoli. Sento che la valanga sta per arrivare, ma non soccomberò!

Lotto con tutte le mie forze per non arrendermi e restare indietro. Con un gesto che ormai mi viene naturale, mi districo in questo groviglio di corpi e di strane corde appese ovunque, ne ho persino una attaccata al mio stesso corpo, alla pancia.

Lo sforzo è disumano, ma questa volta sono io a raggiungere la parete morbida, facendomi largo tra gli altri: devo riuscire a mantenere la postazione, faticosamente raggiunta, contro la calda barriera dove, tra poco, potrò sentire la Voce. Da quando lo spazio si è ristretto e si è fatto prezioso, succede sempre di udirla, soprattutto nel momento in cui uno di noi riesce a premere conto le pareti della nostra angusta casa.

E così avviene anche questa volta: la Voce, ovattata e lontana, mi solletica le orecchie, stimolata dai suoni insistenti della Scatola che contiene me e gli altri usurpatori di cibo.

«Che cosa c’è piccolina? Hai fame? Sei diventata famelica ultimamente, cosa ti stanno facendo quei monelli?»

«Miao!» risponde la Scatola.

«Povero tesoro, guarda quanto si stanno muovendo lì dentro, se non si calmano ti torceranno anche le budella!»

Dopo aver pronunciato queste parole ecco la magia: sono felicissimo di essere riuscito a guadagnarmi questa posizione! Una pressione delicata e dolce preme dalla direzione opposta alla mia. Schiaccio forte anche io, per farmi sentire, mi senti? Chissà cosa c’è la fuori?

«Oh, Pallina, come si muovono! Ti faranno impazzire fino alla fine, se non si calmano!»

La pressione termina e mi trovo a premere con foga contro il muro, senza ottenere input... Oh, come non detto, eccolo l’input!

La fame inizia a scemare, mentre i suoni di casa nostra cambiano: non si sente soltanto l’insistente tum tum che arriva dall’alto, ma anche suoni di succhi e cibo che viene ingoiato. E così la fame che aveva provocato il caos si placa, e con essa anche i miei compagni. Finalmente posso dedicarmi di nuovo al conteggio, con calma, ora che siamo tutti fermi.

Ma prima, credo che mi farò una bella dormita.

 

*

Non stanno fermi un attimo, i maledetti. Continuano a fare capriole, sembra che non importi loro nulla di capire come funziona qui dentro. Se ne sono accorti che lo spazio è diminuito notevolmente? Non hanno paura che un giorno o l’altro la Scatola ci schiacci? Non hanno un minimo di curiosità?

«Guarda che ho capito benissimo che la tua bestiaccia è incinta, cosa credi?»

La Scatola inizia a vibrare più forte, come per cullarci, ma io sento che si è irrigidita sentendo la Voce cattiva. L’altra Voce, quella buona, cerca di scacciarla.

«Non preoccuparti, li darò via tutti, non ti daranno fastidio!»

Mi fa paura sentirla così spaventata. La Scatola è rigidissima, oltre al solito e calmante ron ron riesco a percepire un altro suono, come un ringhio.

«Ringrazia se non l’ammazzo subito, visto come mi sta ringhiando. E anche visto quanto ci sta costando. Mi sono accorto anche di tutto il cibo che le dai, vecchia!»

Un altro suono, lontano e secco, riempie le orecchie. Poi la Voce cattiva se ne va. Quella buona resta, ma parla in modo umido, soffocato e strattonato. Le avrà fatto del male?

«Mi spiace, Pallina» dice alla Scatola, che evidentemente si chiama così. «Sei con me da tanto tempo, lo sai che quando beve diventa cattivo... Ma è mio figlio, come quelli che hai tu nella pancia... Non posso non volergli bene... Non preoccuparti, però, ne voglio tantissimo anche a te. Ti proteggerò con tutte le mie energie.» promette. La Scatola ronfa, fiduciosa.

*

Mi sento un idiota. Avrei dovuto contare finché ne avevo la possibilità, invece questi disgraziati non stanno fermi un attimo! O dovrei dire che non stavano fermi un attimo, visto che ora di immobilità ce n’è a volontà: lo spazio è diventato quasi inesistente e le possibilità di manovra sono pochissime. Di sovente mi capita di trovarmi un naso nell’orecchio, un dito nell’occhio, una pancia sulla testa... Ad esempio in questo momento mi trovo con un... Che cos’è? Ehi, ehi un momento! Toglimi subito il tuo sedere dalla faccia, ti prego! Oh no, non riesce a muoversi... Dovrò aspettare con un posteriore appoggiato in faccia... E non mi sento nemmeno troppo bene... Sento che lo spazio non solo è ridotto, ma “preme”, mi schiaccia e comprime a intervalli piuttosto regolari, direi... Ho capito ormai di non essere un mago della matematica, non sono riuscito nemmeno a capire quanti siamo, ma queste spinte potrei riuscire a cronometrarle. Certo, sarebbe più facile concentrarsi senza un dannato culo in faccia!

Oh, eccone un’altra, accipicchia quanto schiaccia, mi viene voglia di scappare da questi spasmi che mi squassano, ma come faccio? Non so neppure se si può uscire da questa Scatola buia e stretta... sopravvivrei?

«Piccolina, metticela tutta! Vedrai che farai un ottimo lavoro!»

La Voce buona sta incoraggiando la Scatola: ma a fare cosa? Le spinte sono fortissime, ho paura! Cosa sta succedendo? Perché d’un tratto mi sembra che ci sia molto più spazio?

Improvvisamente capisco: c’è davvero molto più spazio, e c’è perché gli altri se ne stanno andando, sospinti dalle contrazioni di Pallina... Dove siete finiti? Tornate qui! Non mi lasciate solo, so che spesso vi ho maledetti perché non stavate mai fermi e perché mi usavate come cuscino, ma non volevo augurarvi del male! Dove siete andati?

La Voce parla, ma non ci bado, la scatola sta iniziando ad espellere anche me!

Spazio stretto, spinte, fatica, paura...

Dura tutto pochi minuti, o forse una vita. Una lingua ruvida inizia a pulirmi, il ron ron mi pare più lontano, ora. Fa freddo, chi è che mi pulisce? Sento tantissime emozioni nuove.

«Che brava mamma che sei!» afferma la voce, di nuovo umida come quando la Voce cattiva l’ha colpita, ma stavolta è umida per la gioia, non per la paura. «Una mamma bravissima!» ripete.

Mamma... Mi piace come parola, suona meglio di “Scatola”, e anche meglio di “Pallina”.

«Cinque gattini! Brava Pallina!»

Così siamo cinque. Siamo cinque e siamo fuori. E spero, miei cari fratelli, che continuerete a stare fuori, dalle scatole però. Fuori, andate via! Quella tetta è mia!

La lotta per il cibo continua.

 

Disegno di Silvana Sala

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