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Colore rosa, come il naso della mamma: ecco come si chiama questa meravigliosa sfumatura che ammanta la Voce. È bellissimo poter finalmente vedere il viso di chi mi accarezza con le sue mani nodose e dalla pelle vellutata, ed è ancora più bello ammirare il Rosa che le brilla intorno: la sua luce è rassicurante e delicata.

Amo percepire il mondo in tutta la sua bellezza: tatto, gusto, olfatto, udito, vista. E poi c’è quest’altro Senso che credo di poter usare soltanto io, o forse anche la mamma e i miei fratelli; di certo non l’umana. Lei sembra non curarsi di quell’alone rosa che la circonda, lo urta ovunque, contro i mobili, contro le porte, contro di lui. Lui, che invece è avviluppato in un involucro grigio e tetro. Come mai non lo vedono? Come si chiamano questi colori, da cosa dipendono?

Sto imparando i nomi delle cose, man mano che le vedo. Mamma. Fratelli. Umana. Rosa. Grigio.

«Ora basta!»

(Pelle)

Una stretta violentissima allo stomaco, qualcosa mi afferra per il torace, avvolgendomi in una morsa.

(Lingua)

Il sapore del latte della mamma si sostituisce a quello acido del rigurgito, che mi riempie la bocca a causa della stretta.

(Naso)

L’odore della paura è perforante: io, i miei fratelli, la Mamma e la Voce siamo terrorizzati.

(Orecchie)

L’eco dei nostri miagolii e del suono della Voce rimbomba, cercando inutilmente di sovrastare le parole rudi e crudeli della Voce cattiva, la cui mano stringe me e i miei fratellini, buttandoci in un sacchetto della spesa.

(Occhi)

Il buio annega i miei occhi, appena abituati al meraviglioso senso della vista, mentre le orecchie si riempiono di un rombo.

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