Domenica, 14 Gennaio 2018 10:48

Il gioco - Intervista a Debora Gatelli

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Intervistiamo Debora Gatelli, l'ultima scrittrice entrata ne Il gioco, ma subito parte integrante del gruppo, che ci porta la sua Prisca Aramini.

 

-          Ciao, ti puoi presentare per noi ?

Mi chiamo Debora, ho 41 anni e sono cresciuta in un micropaesello della provincia di Varese. Ho studiato statistica all’università di Bologna e lavoro per la Commissione Europea a Bruxelles.

Nei miei quasi sei anni di vita in Belgio sono riuscita ad accalappiarmi un aitante autoctono fiammingo dal pelo biondastro, con il quale sto attivamente contribuendo al sovraffollamento del pianeta. Abbiamo infatti sfornato una pestifera vichinga due anni fa e ce n’è una seconda in fase di produzione!

Nonostante la formazione decisamente scientifica, ho da sempre una grande passione per la scrittura, che uso soprattutto a scopo terapeutico per travasare l’eccesso di emozioni dal cuore al foglio ogni qual volta lo spazio per contenerle risulti insufficiente.

Mi reputo una persona iperattiva e fortemente terrorizzata dalla noia; ciò fa sì che io rimpinzi la mia vita con le attività più disparate e tra loro incompatibili fino al punto in cui, ovviamente, non riesco più a gestirle tutte quante.

-          Come sei venuta a conoscenza de “il Gioco”?

Sono iscritta da poco alla newsletter di Jona Editore e non ero dunque al corrente dell’esistenza de “il Gioco” quando furono fatte le selezioni iniziali. Ricevetti però una email a metà ottobre in cui cercavano ulteriori personaggi da inserire e l’iniziativa attirò immediatamente la mia attenzione.

-          Come mai hai deciso di partecipare?

Ero in ufficio quando ricevetti l’email e pensai che sarebbe stato un peccato non provarci; così nella pausa pranzo scrissi una paginetta con la presentazione del mio personaggio e la inviai immediatamente. L’idea era davvero accattivante, mi sembrava una sorta di Grande Fratello per scrittori ambientato su Facebook.

Adoro scrivere e amo le sfide: non potevo fare altro che buttarmici a capofitto.

-          Spiegaci cosa vuole dire stare per quattro mesi in un gruppo di estranei.

Il mio caso è leggermente diverso dagli altri in quanto sono entrata ne “il Gioco” per ultima. La mia permanenza nel gruppo è dunque stata di un solo mese e mezzo, ma la considero comunque un’esperienza molto forte.

Entrando a gioco già iniziato, mi sono trovata catapultata in un gruppo di persone che si conoscevano bene, avevano intrecciato relazioni piuttosto strette e spesso parlavano di cose che a stento riuscivo a capire.

I primi giorni sono stati molto intensi; ho cercato di leggere più post possibili per costruirmi un’idea dei personaggi e allo stesso tempo facevo del mio meglio per farmi conoscere da loro.

Una volta presa confidenza, l’esperienza è stata davvero arricchente. Come era prevedibile ho presto sviluppato una preferenza verso alcuni personaggi mentre altri mi sono rimasti piuttosto indifferenti, ma la cosa inaspettata è stato il forte e crescente coinvolgimento che mi ha portata a mischiare sempre più la mia vita reale con quella de “il Gioco” fino a procurarmi un principio di crisi di identità.

Non avendo idea alcuna di chi si celasse dietro ai vari personaggi, sono stata obbligata a prenderli per come si presentavano, fino a considerarli delle persone vere e proprie all’interno della mia vita. Insomma, a un certo punto mi sono scordata io stessa di essere un personaggio: è stato come vivere due vite contemporaneamente, da un lato la mia vita di tutti i giorni e dall’altro quella all’interno de “il Gioco”, in una sorta di dimensione parallela.

-          Ci parli del tuo personaggio e di perché lo hai scelto?

Come dicevo poco fa, ho scritto il profilo del mio personaggio di getto, senza pensarci più di tanto. Mi è dunque venuto spontaneo crearlo a mia immagine e somiglianza, limitandomi a esagerarlo un poco sotto svariati aspetti.

Prisca Aramini sono io, unicamente senza freni e condizionamenti esterni. Posso dire che il mio personaggio sia una versione allo stesso tempo peggiore e migliore di ciò che sono nella realtà.

Prisca è il nome che mia mamma mi avrebbe volentieri appioppato quando sono nata se nessuno si fosse opposto, mentre Aramini era il cognome da ragazza di mia nonna.

Prisca Aramini soffre da sempre di un grave sdoppiamento della personalità che la rende piuttosto instabile e contradditoria agli occhi degli altri. E’ del segno dei gemelli e dentro di lei convivono due entità differenti che spesso litigano tra loro rendendole la vita piuttosto difficile ma anche molto eccitante; lei chiama queste entità il “gemello buono” e il “gemello cattivo”.

Ho scelto di impersonare questo personaggio perché mi sarebbe venuto naturale, senza forzature. E’ stato bello poter finalmente essere me stessa senza dovermi preoccupare di tenere a freno né l’uno né l’altro dei due gemelli, senza l’obbligo di mantenere un contegno per non fare brutta figura, senza la paura di sembrare una pazza.

-          Che legami hai creato all’interno del gruppo?

Ovviamente non ho interagito con tutti allo stesso modo e fin dai primi giorni ho capito chi sarebbero stati i personaggi con i quali costruire un legame. Ho immediatamente sentito una forte affinità di pensiero e carattere con Margherita, affinità che è cresciuta con il tempo e si è mantenuta sino alla fine; Margherita è uguale e opposta a me, ha una mente fervida che va a braccetto con la mia lingua biforcuta e un’intolleranza che invita a nozze il mio gemello cattivo. Allo stesso tempo ho stretto amicizia con Vanessa, che mi ha dimostrato da subito un affetto sincero e con la quale ho fatto delle bellissime chiacchierate; Vanessa è riuscita a fare in modo che durante la giornata io mi sorprendessi a pensarla, chiedendomi come stesse e augurandomi che riuscisse a dormire la notte. Un legame completamente diverso è quello che si è creato con Andrea: poche conversazioni ma schiette e dirette al punto. Ho amato molto il suo personaggio proprio perché scomodo e ambivalente; il mio gemello cattivo si è relazionato con l’Andrea diabolico mentre il mio gemello buono si godeva l’Andrea sensibile e romantico. Un mix perfetto.

Posso dire di non aver creato alcun legame negativo o teso, perché il mio gemello buono è un vero maestro nel mantenere buoni rapporti con tutti. Resta il fatto che con alcuni personaggi non ho avvertito nessuna particolare affinità e non mi sono sentita in dovere di sforzarmi per crearla.

-          Una cosa che cambieresti? Una persona che non avresti voluto conoscere all’interno del gruppo?

Avrei davvero preferito poter entrare nel gruppo all’inizio de “il Gioco” invece che alla fine; ciò mi avrebbe dato la possibilità di costruire rapporti più approfonditi e di vivere l’avventura in modo più completo. Non c’è nessuna persona che non avrei voluto conoscere, ma ce ne sono alcune che anche se non ci fossero state non avrebbero fatto per me una gran differenza.

-          Adesso spiegaci cosa hai provato nel conoscere la vera identità dei tuoi compagni di gioco.

È stato emozionante, l’ho davvero vissuto come un momento carico di tensione e curiosità. È stato anche difficile, perché da un momento all’altro tutte le maschere sono cadute e i personaggi che credevo di conoscere hanno cambiato aspetto. Improvvisamente ognuno di loro aveva un viso, una vita, un ruolo completamente diversi da quelli a cui mi ero abituata.

Ho anche provato un lieve senso di smarrimento e confusione, mentre tentavo di raccapezzarmi tra nomi e visi degli autori. E’ stato divertente scoprire che due dei personaggi uomini erano in realtà delle donne, è stato esilarante scoprire che due delle ragazze sono amiche nella vita e non hanno mai sospettato l’una della presenza dell’altra; è stato bello e brutto allo stesso tempo perché un intero nuovo mondo ci si è aperto, disperdendo un poco la magia dell’incognito nella quale ci crogiolavamo da tempo.

-          Finito il gioco e le pubblicazioni che ne derivano, cosa pensi che succederà al tuo personaggio?

Prisca è sempre esistita e continuerà a esistere. Il Gioco è stato una meravigliosa opportunità per trovarmi faccia a faccia con diverse parti di me, concedendomi il lusso di lasciarle libere di esprimersi. Credo che sfrutterò questa occasione per non richiudere il gemello cattivo in uno stanzino; ho sempre saputo che tra i due è lui il più in gamba e non è giusto che io lo soffochi continuamente. Farò del mio meglio per tenere vivo il mio personaggio e per farlo crescere ulteriormente; Prisca non ha avuto il tempo di essere tutto quello che è, e io non vedo l’ora di poterle dare tutto lo spazio che merita.

-          Al di là del gioco, progetti di scrittura?

Come dicevo, in genere scrivo a scopo terapeutico; la mia ispirazione non è mai stata a getto continuo e da sempre alterno periodi di produzione a lunghi silenzi. Forse è giunto il momento di fare un passo avanti, di crescere sia come voce che come penna. Mi piacerebbe riuscire a sganciarmi da me stessa e scrivere finalmente qualcosa che non sia introspettivo o autobiografico; vorrei inoltre spingermi al di là del semplice racconto e provare a concepire qualcosa che assomigli a un romanzo.

 -     Un ultimo aggettivo, solo uno, per definire i tuoi quattro mesi ne Il gioco.

       Destabilizzanti.