[Particolari] La pillola

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La pillola
di Angela Colapinto e Debora Gatelli

Un tipo apparentemente normale, Vito, di professione: grafico pubblicitario. Bravo sul lavoro e con una grande passione per i motori: possedeva un enorme garage dove restaurava moto e auto d’epoca di ogni tipo, più per il piacere di farlo che per usarle. La sua preferita era senza ombra di dubbio “lo squalo”, una Citroen DS pallas 23 nera e lucida, che aveva completamente ricostruito con pezzi originali, dotandola inoltre di accessori ultra moderni. All’interno aveva installato persino un sensore per il parcheggio assistito, che ai tempi in cui l’auto era nata non esisteva di certo. Sembrava incredibile ma quest’auto aveva la particolarità di essere una seconda Sagrada Familia (se non peggio): non era mai finita. C’era sempre qualche modifica o miglioria da apportare, e ogni scusa era buona per rinchiudersi in garage a lavorarci. Sapete perché accedeva tutto questo? Perché l’auto, o meglio alcune parti di essa, una volta si chiamavano Vanessa. Vanessa era una ragazza alla soglia della ventina con la particolare particolarità di essere in grado di trasformarsi nell’oggetto che sceglieva. Vanessa era stata un asciugamano, e dopo essere stata sfregata sulle ascelle di tutta la famiglia, si era fatta un giro di giostra in lavatrice. Poi, era stata una forchetta, aveva viaggiato in un paio di bocche e si era fatta fare un trattamento in lavastoviglie. E infine, aveva provato a essere una chiave e si era infilata in quelle fessure strette adatte alla sua sagomatura. Vanessa al tempo aveva un fidanzato con una spiccata passione per le auto e una sera si trasformò nel cambio della sua Citroen. Quando si trovò infilata in un pertugio non calcolato, decise che non sarebbe mai più ritornata una donna, e sfruttò la sua particolarità per punire Vito e l’amante penetrata, Cornelia.

Consideriamo ora, che quando non trafficava in garage, Vito si metteva al computer e ordinava pezzi di ricambio e accessori su siti di seconda mano. Accadeva quasi ogni sera, immancabilmente pochi minuti dopo aver messo piede in casa. Per lui era come una droga: se non ordinava almeno un paio di ricambi alla settimana gli veniva la febbre, e quando la febbre superava i trentotto gradi, cominciavano a cadergli i capelli. Fino a che era stato con Vanessa, aveva avuto folti capelli castani che portava scompigliati, ma da quando Cornelia era entrata nella sua vita, i capelli di Vito parevano essersi trasferiti sulla gambe della ragazza, ed era apparsa ormai da mesi un’evidente chierica sulla testa dell’uomo.

Perché a Cornelia crescevano i peli? Semplice, non sopportava gli uomini pelati e ogni volta che vedeva un calvo cominciavano a crescerle – spropositatamente - peli superflui su tutto il corpo. Cornelia non sopportava nemmeno che il suo fidanzato passasse più tempo con le auto che con lei e faceva di tutto per interrompere la sua attività quotidiana. Convivevano da parecchi anni e in un continuum di dai e togli, lo scambio tra loro più frequente era a base di cheratina. Se mi vuoi vicino a te, mi avrai pelato! Se ti vedo pelato, divento un mammut! Se rivuoi gambe lisce, lasciami ordinare dei pezzi, così mi ricresceranno i capelli! La crescita smisurata di peli forse non era, come la calvizie, una particolarità delle più particolari, ma anche in questo mondo surreale esistevano diversi gradi di originalità. Ritorniamo per un attimo a Vanessa, di sicuro li batteva entrambi in fatto di originalità, ma a lei interessava solo portare a compimento la sua vendetta. Ecco perché dopo essere stata il cambio, si era trasformata in una candela, nella cinghia di trasmissione, nel carburatore e ancora nella marmitta. E ogni volta, o si era rotta di proposito o se n’era andata, abbandonando la postazione e innescando così l’orrenda reazione a catena tra Vito e Cornelia.

Una sera Vito notò che a “lo squalo” mancava il paraurti anteriore. Decise di fare subito l’ordine e di farlo in fretta, lasciando Cornelia a svuotare la lavastoviglie. Lei lo sorprese mentre stava finalizzando il pagamento, ma non disse niente. Si sentì prudere, laggiù sotto al ginocchio e una folta pelliccia in pochi minuti trapassò i suoi collant. Vito tuttavia sperava di averla fatta franca e quando andò a dormire, trovò con piacevole sorpresa la sua dolce metà ad attenderlo in una sottoveste trasparente. Lo legò alla testiera del letto con una sciarpa di seta, gli lanciò sguardi ammiccanti, ma poi inaspettatamente andò a dormire sul divano lasciandolo chiuso in camera in compagnia della sua chioma ribelle e di Flick, il loro barboncino nano, che per ore gli leccò la faccia e non solo, felicissimo nel vedere che Vito non poteva usare le mani.

Dopo una nottataccia del genere il nostro secondamanodipendente se ne guardò bene dal rifare acquisti online per un paio di giorni, anche se gli serviva assolutamente una sella per la moto da corsa, dato che era sparita pure quella. Va da sé che al terzo giorno cominciò a salirgli la febbre, così comprò in fretta e furia la suddetta sella e già che c’era aggiunse all’ordine un paio di carburatori.

Cornelia, che nel frattempo aveva affinato le sue tecniche, si rallegrò per il fatto che la febbre fosse scesa in tempo, prima che i capelli di lui iniziassero a cadere e i peli di lei a crescere di fronte all’ennesimo abbandono serale. Invitò prontamente degli amici di Vito per un drink in casa, senza avvertirlo e…bingo!!! Con le visite a sorpresa aveva trovato un metodo infallibile per impedirgli di scendere in garage ad assemblare i suoi maledetti pezzi appena comprati.

A parte questi lievi dissapori, Vito e Cornelia erano comunque una coppia unita. Da sempre avevano gusti diversi, è vero, ma ciò non sempre è un male, si sa. A lui per esempio piaceva il caffè nero a colazione, amaro. Lei il caffè non lo voleva nemmeno sentir nominare, meglio una bella tazza di latte caldo.

Una domenica mattina d'inverno di parecchi anni prima, mentre facevano colazione con calma davanti alla stufa accesa, decisero di provare qualcosa che fosse nuovo per entrambi. Faceva freddo, non avevano programmi per la giornata; Vito non aveva comprato pezzi di ricambio nei due giorni precedenti e Cornelia era tranquilla e senza peli superflui in crescita. Fu così che presero una bella tazza grande e mischiarono le loro bevande: da un semplice caffè nero e un nutriente latte bianco uscì un bellissimo pupo marroncino con una testa di ricci schiumosi e una spruzzata di cacao sulle guance. Lo chiamarono Cappuccino, il loro adorato primogenito.

Vito e Cornelia erano orgogliosissimi di lui, Cappuccino era un bimbetto spumeggiante che cresceva forte e sicuro di sé, anche se faticava a crearsi una vita al di fuori della cucina. Sin da piccolissimo aveva sviluppato una cotta fortissima per la Zuccheriera, e una volta raggiunta l’adolescenza le fece una corte così serrata che lei alla fine cedette e si fidanzarono.

Da quel giorno Cappuccino divenne un ragazzo dolcissimo oltre che spumeggiante e i due vissero una storia d’amore molto felice. Qualche difficoltà subentrò quando lui cominciò a diventare geloso e possessivo, mentre lei non voleva saperne di essergli fedele e continuava a zuccherare di tutto, da tazze di tè a torte, e addirittura spremute e frullati. Ma lui non si perse d'animo, nonostante la giovane età era già molto saggio. In fondo l'aveva imparato dai suoi genitori che qualche battibecco nella coppia è inevitabile. Se Vito e Cornelia erano ancora insieme nonostante le cicliche crisi di febbre con calvizie e peluria da scimmia annesse e connesse, poteva farcela benissimo anche lui a gestire una fidanzata eccessivamente generosa. E così fu, fino a quando Zuccheriera si stancò e diventò di nuovo un oggetto inanimato. Cappuccino ne soffrì molto ma presto trovò consolazione in Cacao, il migliore amico che potesse desiderare.

Che fine aveva fatto Vanessa? Beh, Vanessa, dopo aver abbandonato l’auto e anche la zuccheriera, si era trasferita in Cornelia. Aveva visto una pillola sul tavolo e ci si era infilata dentro. Quando la donna l’aveva assunta, Vanessa si era sciolta nel suo stomaco ed era entrata nei suoi tessuti. Adesso sì che la sua vendetta poteva dirsi completa. Di nuovo al fianco di Vito ma senza che Vito lo sapesse e soprattutto in grado di torturarlo: capelli sì, capelli no. Non le piacevano gran che i peli, ma come dice il detto: se qualcun’altra vuoi apparire, un po’ devi soffrire.


Foto di Dino Morri, tratta da People di Dino Morri e Renzo Semprini Cesari, in uscita ad aprile 2018 per Jona Editore