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Seconda delle tre parti dell'intervista a Enrico Pistoni. Venerdì 13 aprile l'ultima. (Parte prima)

 

JE: E tutto questo ha anche portato a prendere il personaggio Ignoranz Svapo e a farlo uscire dal video ed entrare in un romanzo o le due cose sono slegate?
EP: Sì, il mio canale si chiama, appunto, Ignoranz Svapo, La farsa è stata la mia occasione per prenderlo e portarlo in giro, fuori dai video.

JE: E cosa fa questo personaggio?
EP: Combatte tra il rifugio che si è creato con il suo personaggio e la difficoltà di andare fuori.
E poi c’è la vita che conduce, ci sono le persone che incontra. Una delle quali, uno per cui aveva fatto delle recensioni, nella storia diventerà il suo nemico, uno che lo minaccia, che non vuole che lui smetta di fare video.

JE: “Nemici in rete” è un tema di cui si parla molto. Il cyber bullismo. È davvero un fenomeno così diffuso?
EP: Dipende dall’accezione che vogliamo dare a questi hater. Il paragone con la televisione è questo: se uno guarda un qualcosa che non ama, cambia canale. Invece, su YouTube, prima di farlo ha la possibilità di scrivertelo, e spesso in modo parecchio esplicito.

 

JE: Ma fino a che si limita a scrivertelo è lecito, no? Io posso vedere un tuo video, non apprezzarlo e dirti cosa ne penso. Il problema, forse, ma ripeto, è un mondo che conosco poco e male, sono quelli che insultano, no?
EP: Certo, quelli sono meno numerosi, forse, ma ci sono anche loro. Figurati che diversi mesi fa feci un video che voleva essere ironico, sul Natale. E feci, come spesso faccio, parlare il mio personaggio con la musica. E prendevo in giro il Natale. Non puoi immaginare quanti insulti mi hanno scritto. Ecco, una cosa che ho capito con i social è di non toccare mai il Natale, si arrabbiano di brutto.

 

JE: Due anni di video, di lavoro, di editing, di social, cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto?
EP: Quello che ha tolto è semplice: il tempo. Chi vede video difficilmente sa quanto tempo ci vuole per realizzarli. Bisogna avere una idea. Bisogna scrivere un copione. Bisogna girarlo e poi editarlo. Tempo però che non è stato perso. In due anni ho imparato parecchio. Conosco il mondo della sigaretta elettronica molto meglio di due anni fa, riesco a girare più facilmente un video, riesco, insomma, a comunicare meglio.

 

JE: E in questo personaggio quanto c’è di Entico Pistoni?
EP: C’è molto di quello che sono e poco di quello che faccio. In parte è come fossi io, ma interpretassi non la mia vita ma quella di un’altra persona. Quindi almeno in parte, mie emozioni, sensazioni, modi di vedere la vita, quasi nulla di mio, invece, come trama, come storia.

JE Quindi il guscio è Ignoranz Svapo, l’interno sei tu?
EP: Una parte, sì, non certo tutto, ma una parte senza altro.

 

JE Qual è stato l'approccio alla scrittura? Che legame si crea con la trama?
EP: Non avevo un piano preciso in testa. Era solo un'idea, ossia quella di voler mettere in luce alcuni retroscena che lo spettatore di YouTube non può vedere. Certo, questa idea derivava sicuramente da alcune mie fatiche personali. Sono partito da quello che ho vissuto io in certi periodi, e ho provato a immaginarmi un personaggio che rimane fortemente invischiato dentro quei retroscena. Volevo portare all'eccesso le cose per vedere cosa sarebbe successo. Nel libro uso il mio vero nome(Enrico) e uso Ignoranz svapo, sebbene non sia una autobiografia o una cronaca di fatti realmente accaduti. È una storia, semplicemente.

 

JE: Come hai vissuto il legame che si crea, quando si scrive un libro, con l’editor?
EP: Prima di scrivere questo libro conoscevo per sentito dire la figura dell'editor ma non avevo davvero in mente il suo ruolo. Oggi posso dire che senza l'editor (Renzo Semprini Cesari) questo libro non esisterebbe. Mi ha aiutato in tutto, correggendo e fornendo stimoli. Per me ha svolto una funzione di specchio per quanto avevo scritto, e di bussola per quello che dovevo scrivere. Non gli sarò mai abbastanza riconoscente per il suo lavoro, lo so già.

 

 JE: stai già pensando al prossimo romanzo?

Link alla terza parte dell'intervista
Link al romanzo.

Pubblicato in redazione

 

Continuano le nostre interviste ai protagonisti de Il Gioco. Oggi e la volta di Giuseppe Patti e del suo Giuseppe Calamitaro.

 

- Ciao, ti puoi presentare per noi?

Ciao, sono un ragazzo di appena ventidue anni, mi sono avvicinato alla scrittura qualche anno fa, per sbaglio, sono ancora un novizio di questo nuovo mondo. Cos'altro dire di me? Sono un po' riservato alla fin fine, e suppongo sia inutile dire che mi piace leggere, così come dire che detesto scrivere, a volte mi fa stare davvero male, ma non ho scelta. È un qualcosa più grande di me, che ancora non ho ben capito.

- Come sei venuto a consocenza de Il gioco?

Tramite un gruppo facebook, non ricordo chi aveva pubblicato il bando del progetto, non conoscevo Jona Editore prima de Il gioco, purtroppo.

- Come mai hai deciso di partecipare?

Mi era sembrato interessante, e non mi sono sbagliato, e comunque era un'occasione da cogliere al volo, diciamo che l'ho visto come quel treno che passa una sola volta, e sono riuscito a salirci.

- Spiegaci cosa vuol dire stare per quattro mesi in un gruppo di estranei.

Significa che hai davanti a te la possibilità di conoscere persone nuove, caratteri del tutto nuovi e inediti, in questo caso anche quello del personaggio che si era scelto di essere. Nulla di terrificante, anzi! Una possibilità di crescita personale che non si presenta tutti i giorni, inutile negarlo, tutti i personaggi, compreso il mio, mi hanno lasciato qualcosa.

- Ci parli del tuo personaggio e del perché lo hai scelto?

Il mio personaggio, un uomo, o ragazzo poco importa, lunatico ma triste più che altro, e solo, molto solo, senza sogni particolari e con un passato un po' frastornato, mezzo calvo e magrissimo, su questo aspetto fisico mi assomiglia, e anche se sembrerebbe essere un personaggio vuoto a primo impatto, quando dovevo scrivere il personaggio per farlo candidare, lui è stato l'unico, tra i tre che si erano presentati alla mia mente (una casalinga divorziata con una figlia a carico, e un lavandaio di mezz'età rimasto intrappolato in quel mondo) a dirmi di avere qualcosa da raccontare. Ha avuto la sua possibilità per farlo, tralasciando qualche dettaglio che si è poi perfezionato in seguito.

Pubblicato in interviste