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Parte 5: Se Infinite Jest fosse ambientato a Prato

“Sazia e disperata, con o senza TV, piatta, monotona, moderna, attrezzata, ben servita, consumata… Un quarto al benessere, un quarto al piacere, un quarto all’ideologia, l’ultimo quarto se li porta tutti via!”

Così Lindo Ferretti cantava a proposito della sua Emilia-Romagna. Riascoltando questo pezzo non ho potuto fare a meno di notare molte somiglianze tra l'Emilia "Paranoica" dei CCCP e l'America distopica di Wallace: nel Commonwealth O.N.A.N. gli esseri umani lottano per tenere in vita le proprie emozioni, trovandosi a fare i conti con gli irresistibili pregi e i tragici difetti del dominio della tecnica, dell’industria culturale e dell’etica soggettiva (per usare termini da Scuola di Francoforte).

Questa è una descrizione molto semplicistica dell’America satirico-distopica di Wallace, ma era solo per farvi capire che se Infinite Jest fosse ambientato nella mia Prato (ad esempio), anziché in una Boston ipotetica, non credo ci sarebbero grandi differenze. Certo, magari certi schemi dell’ American way of life sarebbero sostituiti con quei residui medievali e postindustriali che caratterizzano molte città toscane. Magari al posto della Ennet House troveremmo la casa di cura Villa Fiorita, al posto della Enfield Tennis Academy troveremo il Rugby Club dei Cavalieri... Ma vi assicuro che a Prato i ragazzi finiscono al manicomio per gli stessi motivi, sotto ai ponti si comprano gli stessi palliativi e non mi stupirei se sabato sera al Cinema Terminale proiettassero Lo sfortunato caso di me stesso di James Incadenza: l'America del nostro Dave è sostanzialmente un’America metaforica, che ha molto da dire a chiunque abbia a che fare con la società occidentale. Per (non) farvi dormire sonni tranquilli eccovi un'alienante descrizione di Boston nell'anno del pannolone per adulti Depend.

"Enfield Ma è una delle piccole strane cose che dànno l'idea di cosa sia l'area metropolitana di Boston, perché è una cittadella composta quasi interamente da edifici dove si praticano attività mediche, industriali e spirituali. Una specie di braccio che si estende a nord partendo dalla Commonwealth Avenue dividendo Brighton in Brighton Alta e Brighton Bassa, punge con il gomito le costole di East Newton e affonda il pugno dentro Allston, il grande bacino erariale di Enfield include l'Ospedale St. Elizabeth, l'Ospedale dei Francescani per bambini, la Universal Bleacher Co., la Casa di Cura Provident, la Shuco-Mist MedicaI Pressure Systems Inc., l'Ospedale Pubblico Enfield Marine, la Svelte Nail Co., metà delle turbine e dei generatori della Sunstrand Power and Light che servono l'area metropolitana di Boston (la sede legale è però a Allston), la succursale della «Athscme Family of Air-Displacement Effectuators» (vuol dire che fanno dei

ventilatori davvero grossi), la Enfield Tennis Academy, l'Ospedale San Giovanni di Dio, l'Ospedale Ortopedico Hanneman, la Leisure Time Ice Company, un monastero di clausura, il Seminario del St. John e gli uffici dell'Arcidiocesi Bostoniana della Chiesa Cattolica Romana (in parte sotto Brighton Alta; nessuna tassa), la sede conventuale delle Sorelle per l'Africa, la Fondazione Nazionale per il Dolore Cranio-Facciale, l'Istituto Dott. George Roebling Runyon per la Ricerca Pediatrica, le strutture a livello regionale per i camion scintillanti, i camion-chiatta e le catapulte della Empire Waste Displacement che è sponsorizzata dall'Onan (i québechiani chiamano "les trebuchets noirs" le spettacolari catapulte lunghe un isolato che fanno un rumore tipo quello di un gigantesco piede che sbatte a terra quando proiettano enormi ammassi di bidoni di rifiuti tenuti insieme da cinghie speciali nelle regioni subanulari della Grande Concavità a un'altezza parabolica che supera i cinque chilometri; le fionde delle catapulte sono realizzate in una lega elastica e le enormi coppe portabidoni sembrano dei guantoni da baseball infernali; circa mezza dozzina delle catapulte sono in questa specie di capannone tipo hangar con il tetto retrattile che occupa una superficie di almeno sei isolati quadrati sull'incursione brachiforme di Enfield nell'Allston Spur, le visite scolastiche sono tollerate ma non incoraggiate), e così via. Il braccio flesso di Enfield ha per manica uno strato perimetrale di proprietà residenziali e commerciali ben più piccole. La Enfield Tennis Academy occupa ora forse il più bel posto di Enfield, circa dieci anni dopo aver rasato e spianato la cima della grande collina scoscesa che è una specie di ciste sul gomito della cittadella, la parte migliore dei settantacinque ettari di grandi prati e sentieri di trifogli e impressionanti erezioni topologiche, trentadue campi da tennis d'asfalto e sedici in sintetico e grandi attrezzature sotterranee di manutenzione e magazzini e impianti sportivi, rovi e calicantacee e pini artisticamente mescolati sui pendii con gli alberi decidui, dalla cima dell'Eta si vede a est la storica Commonwealth Avenue, luogo di transito della migrazione in salita dallo squallore di Brighton Bassa - negozi di liquori, lavanderie automatiche, bar e le facciate a strapiombo di casermoni popolari cupi e imbrattati di guano, gli enormi palazzoni incombenti dei Quartieri Brighton con i numeri arancioni alti tre piani, più i negozi di liquori e gli uomini pallidi vestiti di pelle e le bande di bambini anche loro pallidi e vestiti di pelle agli angoli delle strade e pizzerie greche dalle pareti gialle e sudici negozietti d'angolo gestiti da orientali che si fanno un culo così per mantenere i marciapiedi puliti ma non ci riescono neppure con gli idranti, più, ogni quarto d'ora, lo sferragliare e lo scampanellare del tram della Linea Verde che si arrampica sulla Ave.”

Parte 6: Ridere e morire ai tempi del Commonwealth

In una sua intervista rilasciata a un'emittente televisiva tedesca (una cosa molto meta già di per sé) il nostro Dave confessa che, approcciando la scrittura di quello che è considerato il suo capolavoro, si era inizialmente posto l’obiettivo di scrivere una storia triste: era perciò rimasto molto sorpreso quando le prime persone a leggere il manoscritto ne avevano invece elogiato l’umorismo.

In effetti, per realizzare quanto sia sofisticato e criptico l’umorismo wallaciano, è sufficiente provare a decontestualizzarlo. Se proponessi alle mie migliori amiche di giocare a Eschaton, un gioco di ruolo profondamente filosofico che si basa sulle dottrine di Korzybski e mostra con efficacia la banalità dei processi psicologici che stanno dietro ai conflitti armati, probabilmente le mie ragazze cercherebbero un termometro per misurarmi la febbre. Se al signore seduto accanto a me in aula dovessi spiegare perché sono stata presa da una ridarella irrefrenabile quando il professore si è messo a parlare del Centro Interuniversitario di Studi Quebecchesi, lui giustamente si chiederebbe quali strane persone frequentino la facoltà di Lingue. Se una mattina, dimenticando per un attimo le inibizioni, importunassi quel bel fanciullo che incontro tutti i giorni sul treno e gli proponessi di uscire a vedere un film così divertente da causare la morte degli spettatori, lui probabilmente declinerebbe l'invito e chiamerebbe la polizia ferroviaria. Se provate anche voi ecco che avrete un assaggio del senso di incomprensione che accomuna molti personaggi della storia: vi fa pensare che in fondo, nello scherzo infinito della vita, cerchiamo solamente qualcuno che rida alle nostre battute (anche se magari non fanno ridere).

Vi propongo allora un breve passo, uno dei più celebri e citati del romanzo: Steeply e Marathe discutono della difficoltà di essere liberi, svelando il segreto letale della pellicola "Infinite Jest”.

"Guardando sopra la spalla di Steeply, Marathe capì all'improvviso perché dal cielo sopra la città scintillante fossero state cancellate le stelle: erano i fumi dei tubi di scappamento delle belle luci delle auto in movimento a levarsi fino a nascondere alla città la vista delle stelle e a dare quella luminescenza artificiale madreperlacea alla volta spenta di Tucson. «E libertà-di? Non si è solo liberi-da. Non tutti gli obblighi vengono dall'esterno. Voi fingete di non vedere questo. Dov'è la libertà-di. Come fa la persona a scegliere liberamente? Come scegliere qualcosa di diverso dalle scelte ingorde dei bambini se non c'è un padre pieno di amore a guidare, informare, insegnare alla persona come scegliere? Come ci può essere libertà di scegliere se non si impara come scegliere?»

Steeply gettò via la sigaretta e si voltò lievemente verso Marathe, restando sull'orlo: «Ecco che arriva la storia del ricco».

Marathe disse: «Il padre ricco che si può permettere sia le caramelle sia il cibo per i suoi figli: ma se lui strilla "Libertà!" e permette al suo bambino di scegliere solamente quello che è dolce, di mangiare solo caramelle e non la zuppa di piselli e il pane e le uova, allora suo figlio diventa debole e malato: e l'uomo ricco che strilla "Libertà!" è un buon padre?»

Steeply fece quattro piccoli rumori. L'eccitazione della conversazione arrossava i piccoli segni lasciati dall'elettrolisi sulla pelle di Steeply e il rossore si vedeva anche nella luce lattea e diluita delle luci lontane e delle stelle basse. La luna sulle Montagne di Rincon stava su un fianco, era del colore della faccia di un obeso. Marathe credette di sentire le voci di alcuni giovani Usa ridere e strillare da qualche punto del deserto sotto di lui, però non riuscì a vedere né persone né fari. Steeply batté a terra un tacco a spillo in preda alla frustrazione e disse:

«Ma noi non pensiamo che i cittadini degli Usa siano bambini, che noi si debba pensare e scegliere per loro, paternalisticamente. Gli esseri umani non sono bambini».

Marathe finse un'altra volta di tirare su col naso.

«Ah, già, ma a quel punto tu dici: No?» continuò Steeply. «No? dici tu, non sono bambini? Dici: E qual è la differenza, per favore, se voi create una fonte di piacere registrato che è così divertente e sviante da essere letale, ne trovate una Copia Copiabile e la copiate e la disseminate così che possiamo scegliere se guardarla o no, e se poi non possiamo scegliere di resistere, al piacere, e perché invece non potremmo scegliere di vivere? Tu dici quel che crede Fortier, che noi siamo bambini, non adulti umani come i nobili québechiani, siamo bambini, spacconi ma pur sempre bambini, dentro, e ci uccideremo per voi se ci mettete davanti le caramelle».

Marathe cercò di dare al suo volto un'espressione di rabbia, cosa che gli risultava difficile. «È questo che succede: tu immagini le cose che dirò poi le dici al posto mio e ti arrabbi. Senza la mia bocca: non si apre mai. Ti parli da solo, inventi le parti in causa. Questa è l'abitudine dei bambini: pigri, introversi, soli. Io forse non sono nemmeno qui ad ascoltare».

Nessuno dei due uomini parlò di come diavolo avrebbe fatto a salire o scendere dall'affioramento sul versante della montagna, nel buio di quella notte nel deserto Us.”

Parte 7: Il sogno di Don Gately

Salve notturni! Mi rendo conto che non è esattamente l'ora ideale per scrivere appunti di lettura, ma non ho sonno e questo è il risultato…

Stamattina stavo pensando che chiunque si interessi di traduzione generalmente tiene nel portafogli (in senso figurato, intendo) una foto di Fernanda Pivano, di Nabokov o di qualche altro eroe del bilinguismo. Faccio una dichiarazione ardita, ovvero che dovremmo pensare più spesso al mio concittadino Edoardo Nesi, Premio Strega e traduttore del qui presente Scherzo Infinito, in onore del lavoro colossale che si è sobbarcato a causa di quella roba invadente e pressante conosciuta col nome di "passione" (quella che ti riempie la vita, ti fa andare a letto con le vene che tremano nei polsi e a volte è difficile da spiegare agli amici e ai parenti, per intenderci). C'è tanto da dire, della lingua del nostro Dave: una lingua estremamente variegata, straripante di livelli di interpretazione e registri linguistici. Una lingua che si riappropria del linguaggio accademico con i suoi stilemi (la nota al primo posto), ma che al tempo stesso ha momenti così idiomatici e veristi da portarci direttamente sulle strade di Boston. Per non parlare poi dei pastiche letterari, del lessico filosofico e tecnico, dei giochi di parole e delle citabilissime metafore: la grande sfida di chi voglia costruire un mondo a parte usando soltanto le parole. Terminata questa mia noiosa divagazione sulla lingua wallaciana, vi propongo un altro passo a tema notturno: l'incubo di Don Gately, che ci racconta con grande efficacia il mondo interiore di un uomo apparentemente indurito dalle sofferenze ma ancora profondamente ingenuo e pronto a meravigliarsi del mondo... Molti di noi non potranno fare a meno di ritrovarsi nei suoi timori esistenziali e nel suo senso di colpa doestoevskiano. Buonanotte.

"Come fanno le cose squallide a essere squallide? Come mai di solito la verità non solo non è interessante ma è anche anti-interessante? Gately confessa ai residenti che ognuna delle piccole miniepifanie seminali che si hanno nei primi giorni con gli Aa è sempre poliestermente banale. Racconta che, quando era un residente, proprio dopo che un post-punk industrial-grunge di Harvard Square, un ragazzo che si chiamava Bernard ma che insisteva a farsi chiamare Plasmatron-7, proprio dopo che Plasmatron-7 aveva bevuto nove bottiglie di NyQuil nel cesso degli uomini del piano di sopra e a cena era caduto in avanti con la faccia nella purea di patate istantanea ed era stato immediatamente buttato fuori e Calvin Thrust lo aveva portato in spalla alla fermata della metropolitana della Linea Verde di Comm. Ave. e Gately era stato spostato dalla nuova Stanza da 5 del reparto maschile per prendere il posto di Plasmatron-7 nella Stanza da 3 che era meno nuova, Gately fece un sogno epifanico notturno legato agli Aa la cui trita banalità ammise per primo. Nel sogno Gately era in fila con dei cittadini statunitensi decisamente normali e standard e tutti erano inginocchiati su dei cuscini di poliestere nello scantinato squallido di una chiesa. Lo scantinato era uno di quei tipici scantinati delle chiese che vengono affittati per niente, con la sola differenza che i muri dello scantinato della chiesa del sogno sembravano fatti di uno strano vetro sottile, pulito e trasparente. Tutti erano inginocchiati su quei cuscini da poco ma comodi, ed era strano perché nessuno sembrava sapere come mai tutti si fossero messi in ginocchio, e non c'era nessuno che potesse assomigliare a un domatore o a un sergente istruttore e li avesse costretti a inginocchiarsi, eppure c'era questa sensazione che ci fosse una ragione non detta ma importante per la quale si dovevano inginocchiare. Era una di quelle cose dei sogni che non hanno senso ma nel sogno sì. Poi una delle signore alla sinistra di Gately si alzò tutt'a un tratto, come per stirarsi, e nel momento in cui si alzò fu subito spinta indietro con una violenza terribile e succhiata fuori attraverso una delle pareti di vetro trasparente dello scantinato, e Gately si era tirato indietro perché si aspettava di sentire il rumore del vetro, ma la parete di vetro non si era infranta, piuttosto si era come fusa al passaggio della roteante signora e poi si era ricomposta e la signora non c'era più. Il cuscino della donna e un paio di altri cuscini di poliestere erano vuoti, Gately poté notare in seguito. E fu allora, mentre si guardava intorno, che Gately nel sogno alzò lo sguardo lentamente sopra la sua testa e vide le tubature lungo il soffitto e improvvisamente vide ruotare lentamente e senza far rumore nello scantinato, un metro sopra le teste di varie forme e colori dell'assemblea inginocchiata, vide un lungo bastone uncinato come il bastone di un pastore gigantesco, come il gancio che esce dalle quinte e salva i cattivi attori dal lancio dei pomodori, e questo bastone si muoveva lentamente sopra di loro facendo dei cerchi arricciolati, discretamente, come se stesse scansionando; e quando un ragazzo dalla faccia mite con un cardigan fece per alzarsi e fu agganciato dal bastone uncinato e scaraventato attraverso la membrana di vetro che non faceva rumore, Gately girò la sua grossa testa il più possibile senza spostarsi dal cuscino e vide, proprio fuori dal pannello di vetro trasparente, che pescava con quel bastone, una figura autoritaria vestita in modo straordinariamente elegante che con una mano maneggiava il bastone del pastore gigante e si guardava con distacco le unghie dell'altra dietro una maschera che era la faccia tonda e gialla che ride sui bigliettini di auguri. Quella figura era impressionante e ispirava fiducia e sembrava noncurante e sicura di sé, aveva un'aria confortante ma allo stesso tempo interessante. La figura autoritaria emanava allegria e grande fascino e pazienza illimitata. Maneggiava il grande bastone con il freddo studiato distacco del pescatore che non ributterà in acqua neanche un pesce. Era il lento e silenzioso bastone uncinato a tenerli tutti inginocchiati sotto le piccole circonferenze barocche del suo movimento sopra le loro teste.

Uno dei compiti affidati a rotazione al personale della Ennet House consiste nello stare tutta la notte svegli e a disposizione nell'ufficio principale per la cosiddetta Guardia dei Sogni - le persone nelle prime fasi della convalescenza da Sostanze spesso fanno sogni tipo film dell'orrore, o sogni traumaticamente seduttivi sulle Sostanze, e a volte sogni banali ma importanti ed epifanici, e il personale di turno per la Guardia dei Sogni deve stare sveglio a fare lavori di ufficio o addominali o a guardare fuori dalla grande finestra sulla baia dell'ufficio principale al piano di sotto, pronto a fare il caffè e ad ascoltare i sogni dei residenti e a fornire la tipica analisi pratica e ottimista degli Aa sulle possibili implicazioni del sogno sul processo di recupero del sognatore; comunque Gately non ebbe bisogno di precipitarsi giù dalle scale per farsi interpretare il sogno da uno del Personale, dato che il sogno era decisamente ovvio.”

Pubblicato in letteratura