Fumetti, quindi, quali ami?
Mi piacevano molto le storie che c’erano su Topolino, sul Corriere dei ragazzi, Tex e Alan Ford, anche se il mio preferito credo sia Asterix perché rappresenta la perfetta congiunzione di storia interessante con disegno molto bello. Come per quelli che disegno io, ho sempre amato quando i fumetti sono un pretesto per raccontare una storia. Come strisce ho letto tutto Sturmtruppen, Bristow, B.C. Beetle Bailey e altri ancora meno noti. E poi le mie amate storie brevi: Cattivik, Altai & Johnston e Nick Carter mi hanno accompagnato per moltissime ore.
Come disegni? Computer o foglio?
Pennarello e cartoncino.
Vantaggi e svantaggi rispetto a disegnare al computer?
Ho usato il computer per tutti gli anni del mio primo lavoro, quindi posso dire che il principale vantaggio del disegnare a mano è l’assenza di quel “mostro”. Poi, di fatto, disegnare a mano mi rilassa. È un prendere e dare energia che si ripetono nel foglio.
Nelle tue strisce sembra che il protagonista sia più la relazione tra le persone che non questo o quel protagonista, detto questo, come sono nati i tuoi personaggi? Chi è il primo interprete a essere nato col pennarello?
Non c’è stato un personaggio iniziale. Il primo a essere stato disegnato è, forse, il Padrone (Onorato Dal Volgo), gli altri in realtà sono personaggi viventi, e, anche se nessuno è del tutto reale, in ognuno ci sono tratti di quelli che ho conosciuto in ufficio.
Se dovessi dire un motivo, solo uno, per cui disegni nove-diciotto, qual è?
Per me scrivere nove-diciotto è un modo per specchiarsi e il primo a farlo sono io. In questo modo, come dicevo, trent’anni di lavoro passato in azienda possono trovare un senso. Una chiusura del cerchio.
Le strisce hanno una storia continuativa o possono essere lette a capitoli?
Come nella vita aziendale non c’è un inizio e una fine, c’è un presente costante senza passato e senza futuro. Le strisce hanno un loro sequenza temporale ma si può iniziare a leggerle dove si vuole.
Leggendo il tuo lavoro mi sembra di vedere due influenze tra tutte: Fantozzi e Bristow. In che modo questi personaggi hanno, se hanno, influenzato la tua narrazione?
La differenza fondamentale con nove-diciotto è la prospettiva. Sia Bristow, sia Fantozzi, sono l’io narrante degli autori incastrati nel meccanismo di una grande azienda, in nove-diciotto invece è l’azienda a essere protagonista, come hai fatto giustamente notare, i personaggi sono tutti parimente importanti come ingranaggi dell’azienda. In nove-diciotto i capi non sono staccati dai dipendenti ma ne condividono quotidianità e destino.
Quindi, eterno presente, nove-diciotto non avrà mai fine?
Chissà, magari la crisi potrà arrivare anche per loro.
Qui potete vedere il suo sito, qui la sua pagina facebook.
(fotografie di Rossella Mazzi)