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Il tempo della poesia - Intervista a Giovanna Preve

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Abbiamo incontrato Giovanna Preve, autrice di Tra il rumore e il silenzio.

 

Giovanna, puoi parlarci di te oltre alla poesia e alla pittura? Cosa fai nella vita?

La mia vita è divisa tra l’arte e la famiglia, tra Torino, dove lavoro ed Azeglio, in provincia di Torino, dove vivo insieme a mio marito e mia figlia di 5 anni, Maria Sole, in una bellissima casa a pochi metri dai campi e dai boschi di pioppi. Oltre all’arte ci sono i miei affetti e niente di più. Infatti sono sempre in viaggio se non lavoro e non sto con loro. Oltre alla poesia e alla pittura faccio parte di un gruppo di ricerca sulla cultura visiva attraverso la fotografia analogica che si chiama Specchio Patibolare. Ho dedicato molto tempo anche a questo progetto. Comunque no, non ho altri interessi nella vita: l’arte è il mio lavoro e il mio hobby insieme. Mi piacerebbe viaggiare di più, questo sì e non solo come pendolare.

Quando hai iniziato a scrivere?

Sassi accesi, è la mia prima, l’ho scritta nell’estate del 2007. Mai, prima di quel momento, avevo pensato di scrivere una poesia. Invece è stata una forza trascendentale più forte di tutto. Della grandissima fragilità di quel momento, della tristezza e della mia ignoranza. Avevo bisogno di descrivere un’esperienza che avevo vissuto ed esprimere i sentimenti che non riuscivo a voce a comunicare. A differenza delle altre poesie che ho scritto per lo più “di getto” questa l’ho costruita con metodo, ripensandone la struttura, riscrivendola più volte su uno dei miei quaderni da cui non mi separo mai. Nonostante la confusione in cui ero, sono riuscita a costruirla.

Sempre poesia o anche narrativa?

Dopo la prima poesia sono passati anni prima che ne scrivessi altre. Ma nel 2009 ho lasciato il dottorato in architettura e ho lavorato come cameriera per scrivere la mia autobiografia dal titolo Giovanna è stata la migliore, tratto dalla canzone Niente da capire di Francesco De Gregori.
De Gregori per me è una fonte importante: da sempre amo le sue canzoni, mi sono entrate dentro al punto che penso mi abbiano modificato geneticamente. Il racconto è incentrato sulla mia vita, che è stata molto difficile e sul mio amore per De Gregori che ha complicato il tutto. Non me lo hanno mai pubblicato però, né De Gregori l’ho mai conosciuto nonostante io abbia realizzato altri progetti che lo riguardano.

Oltre alle poesie, dipingi. Ci spieghi la differenza? Alcune sensazioni ti spingono a scrivere, altre a dipingere?

Dicono che la mia pittura sia espressionista. I miei lavori ricordano Kokoschka, Schiele, Kirchner. Quando dipingo, come quando scrivo, programmo poco, sono molto emotiva e trasferisco sul quadro le sensazioni che emorgono sul momento in una sorta di catarsi. Come quando compongo una poesia, quando dipingo, entro in uno stato di trance in cui lascio che il pensiero inconscio si manifesti. Impulso a cui cerco di dare una forma o con il colori o nel caso delle poesie con le parole che conosco che “arrivano” senza che io le riesca a controllare. Ho bisogno di scrivere una poesia, difficilmente lo decido a tavolino: in dieci anni ho scritto quasi lo stesso numero di poesie che in un mese particolarmente “felice”.
Per la pittura è leggermente diverso perché ormai lo faccio con metodo. Infatti, per quanto l’espressività sia il carattere dominante del mio lavoro, cerco di applicarmi con assiduità per migliorare la tecnica. Mi sono iscritta all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 2014 proprio per acquisire degli strumenti attraverso cui plasmare l’impulso creativo e non escludo che in futuro non decida di iscrivermi alla Facoltà di Lettere.
Mi spinge a scrivere lo stesso bisogno che mi porta a dipingere e cioè vedere “fuori” quello che c’è dentro e non si conosce.

Com'è "il tempo della poesia" e come "il tempo dei dipinti"? Dovessi spiegarci com'è quel tempo, come lo vivi, se sei isolata e felice o al centro di tutto, oppure, ancora, connessa solo a te stessa: di cosa è fatto il tempo della poesia e come quello della pittura?

 “Il tempo della poesie” è un temporale che mi coglie sempre di sorpresa e che amo vivere in totale solitudine. Dipingere ultimamente è diventato un momento di socializzazione. Infatti in Cavallerizza Reale, in via Verdi a Torino, dove ho un laboratorio di pittura, faccio ritratti a coloro che frequentano questa realtà fortemente intrisa di energie a cui è impossibile sottrarsi. In Cavallerizza Irreale non posso isolarmi come sarei portata a fare di natura. Mi faccio contaminare dall’esperienza degli altri artisti ma anche cittadini che quando vengono da me a farsi ritrarre entrano nel dipinto attraverso un processo di conoscenza che anche se si consuma in un’oretta circa di posa, raggiunge, almeno da parte mia, momenti di grande intensità. E allora uno sguardo diventa importante, un dettaglio che mi parla dell’altro e che salvo all’interno del ritratto.
Tanto per la poesia che per i dipinti vivo il momento della creazione con immensa gratitudine nei confronti dell’arte, che quando arriva mi rende quello che la vita mi ha tolto ogni volta che ho sofferto, che quando c’è mi regala una felicità incommensurabile, non paragonabile agli sforzi e ai sacrifici che ho dovuto fare per arrivare almeno ad intravederla.

Una poesia che ami più delle altre nel tuo nuovo libro e perché.

Non c’è una poesia in particolare, ognuna ha un ricordo importante a cui sono legata.
La prima parte del libro è composta principalmente da poesie “d’amore” che ho dedicato a Francesco De Gregori. Le ho scritte in circa un mese, a novembre di quest’anno. Ero molto ispirata e le ho scritte come se davvero io avessi una relazione con questo artista nonostante io neanche gli abbia mai rivolto la parola. Trovo che questo sia una cosa molto particolare e mi affascina la potenza che la musica esercita su di me. Ho scritto anche una poesia mentre ascoltavo Chopin. Questa racconta benissimo il mio amore per la musica. Chopin, come De Gregori li canto come fossero presenti e vicini. È il potere della musica che prende in ostaggio la mia razionalità e mi trascina in una realtà parallela dove tutto diventa possibile. È una questione neuronale, quasi patologica.

Dipinti: hai in mente mostre? Hai molti lavori?

Ho molti lavori, sì. Lavoro tanto. Non ho in programma mostre imminenti ma mi spendo costantemente per trovare nuove possibilità di esporre. Quest’estate ho preparato 10 grandi tele che illustrano altrettante canzoni sempre di De Gregori. Mi piacerebbe fare una mostra con questi lavori perchè sarebbe un risultato importante dopo più un decennio di ricerca che comunque dubito si sia esaurita ancora.

Poesie: prevedi altri libri?

Come ho già detto, le poesie arrivano come la pioggia. Non posso programmarle. Sono fiduciosa di provare ancora l’ebrezza di comporre ma non ne sono sicura.
Anche se mi spaventa solo l’idea, sono certa che Giovanna è stata la migliore non potrà restare per sempre in un cassetto. Quindi chissà, forse lo riprenderò in mano.
La pubblicazione di Tra il rumore e il silenzio è già un regalo immenso che Jona Editore mi ha fatto e che non osavo neanche sperare. Mostre, altre pubblicazioni, etc. sarebbero importanti ma già così mi sento molto fortunata. Sento che gli sforzi che faccio quotidianamente siano ripagati dalla gioia infinita che mi dà vivere per l’arte.