La strega e il diamante - Elisabetta Ronchetti

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Quando Iddio colora il cielo col carbone,
a me mi si accende un diamante nel petto e mi parte come ‘na canzone.
Un calore mi scalda la pelle
e s’illuminano i pensieri, come fan le stelle.
Ti sento, anche se non ci sei ancora
e vedo un mondo che conosco sol’io, per ora.
Il mio diamante brilla, quando arrivi,
mentre ti guardo e mi sorridi.
Sono ricca, signora, regina e tu il mio re.
Quando te ne vai, questo calore se ne va con te.
Non sono più in me
e il mio petto torna ad esser quel che è.

Un giorno hanno suonato alla porta due gendarmi, di quelli con le braghe nere e una banda rossa dritta sul fianco. Avevano i bottoni dorati sulla giacca e quella fascia bianca storta davanti. Mi han riferito che la brava gente aveva avuto qualcosa da ridire, che quando il cielo è color carbone la gente perbene dorme.
La brava gente è quella che non sbaglia mai, ma non sa cosa sia ‘sta canzone che io sento. Vuole dormir tranquilla e ci riesce, ma è perché non sente. Non sente come me. Così io la lascio stare, la gente, e che lascino pure stare me. Se non mi vogliono, non li voglio neanch’io. Ma che faccio così sola non so dirlo. Mi sa che penso. Forse questo qui:

Quando Iddio vuole il cielo color del vento,
brilla il diamante che c’ho, prima che m’addormento.
Un canto sento e i raggi del sole, sui miei capelli,
luccicano come fossero gioielli.
Poi ti penso, che sei appena partito,
e parto pur’ io per un posto che disegno nel sole con un dito.
Quando c’eri tutt’era leggerezza, tutt’era danza.
M’hai fatto sentir ricca, signora e tu il mio re.
Quando te ne sei andato, hai portato questo canto con te.
Non sono stata più in me
e il mio mondo è tornato ad esser quel che è.

Un altro giorno ha bussato il prete, con la veste lunga nera e con in testa un capello strano che sembrava una torta nera, con un nero bignè in cima. Aveva in mano un libro nero di preghiere e appeso al fianco aveva un rosario lungo e nero. Eh, che allegria! Proprio ‘na festa! Ha detto che era venuto a portare la benedizione e che tutti abbiamo in petto la macchia del peccato. Nera pure quella.
Gli ho risposto che non mi sentivo proprio così, dentro. Ha detto che dovevo. L’ho ringraziato: ché, era una benedizione, quella? Non c’ho capito niente, di quello che m’ha detto. Se non gli vado bene, che si faccia gli affari suoi. Io i suoi non me li faccio di certo. E che so’, gli affari miei? Non so dirlo. Ma penso. E penso così:

Quando Iddio fa il cielo color del mare,
un diamante nel mio petto comincia a brillare.
La luce entra con forza nelle mie emozioni
e non riesco a star ferma, come fossi in n’a sala piena di canzoni.
Ti vedo anche se non ci sei ancora e aspetto,
faccio che tu sia già qui: per me già tutto è perfetto.
Quando arrivi tutto brilla, tutt’è scintilla.
Sono ricca, signora e tu il mio re.
Quando vai, questa luce se ne va con te.
Non sono più in me
e il mio mondo torna ad esser quel che è.

Un giorno ancora ha bussato la donna del piano di sotto, col grembiule che una volta era bianco, il viso stanco e la tasca rattoppata. Era sformata dalle gravidanze, affannata di minestre da preparare, panni da lavare e stendere. Ha detto che i suoi figli le fanno domande su chi sono e cosa faccio e che lei non sapeva che rispondere; così, insomma, fingendo d’aver bisogno d’uno straccio è venuta a vedere. Ha detto che le donne oneste lavorano, se stanno a casa è per amore della famiglia. M’ha chiesto se c’ho la famiglia e io ho detto no. Io la famiglia nun ce l’ho. Le ho chiesto com’è la sua. Ha detto che tutti pretendono da lei e lei ogni sera cade esausta a letto, ‘stanca come morta’. Le ho chiesto se ama la sua famiglia e ha risposto: ‘Certamente la amo, che domanda è questa?’. Ho pensato che strano amore fosse quello, che soffoca la musica ancor prima che la s’impari. L’ho salutata ed è andata via. Non diventeremo mai amiche, non so che dire a una così, ma se la vedo la saluto, và, che almeno tra donne ci facciamo un po’ di solidarietà. Mi va di restare sola, e i miei pensieri sono così:

Quando Iddio dà al cielo il colore della rosa,
luccica in me un diamante, più che a ’na sposa.
Una danza vive in me e mi sento fortunata,
poi la testa mi gira, come ‘mbriacata.
Ti aspetto e mentre ti penso,
abito in un regno che non si vede manco dov’è, ma a me mi sembra immenso.
Quando ci sei tutto è dolce, tutt’è luce.
Sono ricca, signora, regina e tu il mio re.
Quando te ne vai, questa danza se ne va con te.
Non sono più in me
e il mio cielo, ahimè, torna ad esser quel che è.