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- Ciao, ti puoi presentare per noi?
Ciao a tutti, mi chiamo Nicoletta, ho 25 anni e vivo in Basilicata. Sono una giornalista pubblicista per professione e una scrittrice per passione. In realtà il giornalismo, a causa della condizione precaria in cui versa, non mi soddisfa né gratifica, è per questo che sto cercando di realizzarmi in altri ambiti della comunicazione.

- Come sei venuta a conoscenza de Il gioco?
Annuncio su Facebook, in uno di quei gruppi dedicati ai concorsi letterari.

- Come mai hai deciso di partecipare?
Per mettermi in gioco, per far uscire fuori una me diversa, ma non per questo meno affascinante.

- Spiegaci cosa vuol dire stare per quattro mesi in un gruppo di estranei.
Significa, prima di tutto, domandarsi tante cose, provare a indovinare chi si nasconde al di là della tastiera. Significa mettersi a nudo, fidarsi e lasciarsi andare come, forse, nel rapporto interpersonale non accadrebbe, o almeno non subito.

- Ci parli del tuo personaggio e del perché lo hai scelto?
Sono Ginevra Mantovani e ho trent’anni. Mi divido tra la Basilicata, la mia terra, e Salerno. Sono un’impiegata per un’agenzia di comunicazione ed ho un rapporto a dir poco controverso con gli uomini. In realtà la mia vita nasconde numerosi nodi irrisolti. E pensare che il giorno più bello della mia vita è stato lo stesso che era cominciato con un barattolo di Nutella rotto.

Pubblicato in interviste

 

Continuano le nostre interviste ai protagonisti de Il Gioco. Oggi e la volta di Giuseppe Patti e del suo Giuseppe Calamitaro.

 

- Ciao, ti puoi presentare per noi?

Ciao, sono un ragazzo di appena ventidue anni, mi sono avvicinato alla scrittura qualche anno fa, per sbaglio, sono ancora un novizio di questo nuovo mondo. Cos'altro dire di me? Sono un po' riservato alla fin fine, e suppongo sia inutile dire che mi piace leggere, così come dire che detesto scrivere, a volte mi fa stare davvero male, ma non ho scelta. È un qualcosa più grande di me, che ancora non ho ben capito.

- Come sei venuto a consocenza de Il gioco?

Tramite un gruppo facebook, non ricordo chi aveva pubblicato il bando del progetto, non conoscevo Jona Editore prima de Il gioco, purtroppo.

- Come mai hai deciso di partecipare?

Mi era sembrato interessante, e non mi sono sbagliato, e comunque era un'occasione da cogliere al volo, diciamo che l'ho visto come quel treno che passa una sola volta, e sono riuscito a salirci.

- Spiegaci cosa vuol dire stare per quattro mesi in un gruppo di estranei.

Significa che hai davanti a te la possibilità di conoscere persone nuove, caratteri del tutto nuovi e inediti, in questo caso anche quello del personaggio che si era scelto di essere. Nulla di terrificante, anzi! Una possibilità di crescita personale che non si presenta tutti i giorni, inutile negarlo, tutti i personaggi, compreso il mio, mi hanno lasciato qualcosa.

- Ci parli del tuo personaggio e del perché lo hai scelto?

Il mio personaggio, un uomo, o ragazzo poco importa, lunatico ma triste più che altro, e solo, molto solo, senza sogni particolari e con un passato un po' frastornato, mezzo calvo e magrissimo, su questo aspetto fisico mi assomiglia, e anche se sembrerebbe essere un personaggio vuoto a primo impatto, quando dovevo scrivere il personaggio per farlo candidare, lui è stato l'unico, tra i tre che si erano presentati alla mia mente (una casalinga divorziata con una figlia a carico, e un lavandaio di mezz'età rimasto intrappolato in quel mondo) a dirmi di avere qualcosa da raccontare. Ha avuto la sua possibilità per farlo, tralasciando qualche dettaglio che si è poi perfezionato in seguito.

Pubblicato in interviste
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