Articoli filtrati per data: Aprile 2017

Il suo nome è Paprika.
Paprika ha otto anni ed è vissuta tutta la vita in un freddo box, finché i volontari dell’associazione FreeDog non hanno deciso di prendersene cura. Paprika ora si trova in stallo in provincia di Brindisi, va d’accordo con cani maschi e femmine e cerca adozione in tutta Italia previo colloquio preaffido. È socievole e coccolona. Per informazioni su di lei o per adottarla potete contattare Irene (347.6676956) oppure Alessandra (331.9963919).

Lei è Bia.
Bia è stata trovata che correva disorientata lungo una strada ad alto scorrimento, quando per fortuna delle volontarie dell’associazione Freedog l’hanno notata e portata in salvo. Oggi si trova in stallo e cerca qualcuno che si prenda cura di lei per tutta la vita.
Bia è una cagnetta di sette chili e circa sette anni; è buona e socievole con cani e persone. Si trova a Brindisi e per adottarla potete contattare Alessandra al numero 331.9963919

Il suo nome è Molletta.
Molletta, chiamata così per i suoi continui salti, è una cagnolina di solo un anno e mezzo, abbandonata come un giocattolo usato in mezzo alla campagna. Molletta invece è una cucciola vivace e buona con tutti. Pesa solo sette chile, si trova in Puglia ma, per una buona adozione, può arrivare in tutta Italia. Per informazioni potete contattare Angela Giorgioni al numero 349.1179778

Questi beagle sono stati strappati dall’inferno di un laboratorio di esperimenti in Spagna.
Sono dodici, sono giovani e tutti in cerca di una famiglia che faccia dimenticare loro i maltrattamenti subiti. Si trovano ad Arese (MI) e si occupa di loro l’associazione Vitadacani Onlus. Sono adottabili previo percorso preaffido. Per informazioni potete chiamare il numero 349.0581076

Lei è la piccola Hope ed è stata trovata per strada in pessime condizioni.
Grazie alle cure veterinarie presto però potrebbe tornare a casa… se solo ce l’avesse. Hope è un angioletto di soli tre mesi che da grande non peserà più di dieci chili. Si trova a Caserta ed è adottabile previo colloquio preaffido. Se ne occupa Alessia Simeone e per informazioni potete contattarla al numero 342.5531889

Il suo nome è Pippino.
Pippino (detto Pippi) ha vissuto i primi tempi della sua giovane vita legato a una catena. Oggi, ha circa due anni, vive in canile e non ha mai ricevuto richieste di adozione. Eppure Pippi è un cane molto buono, sia con i suoi simili che con le persone; è castrato, in salute e pesa sui venticinque chili. Si trova in Puglia, ma per una buona adozione può arrivare in tutta Italia previo colloquio preaffido. Per informazioni potete contattare Annamaria Stellacci al numero 349.6670197

Lui è Pluto.
Pluto ha conosciuto il calore di una famiglia per sette anni fino a quando, un giorno, non è stato lasciato in canile. Pluto è un beagle puro, si trova in provincia di Bari e ha bisogno urgentemente di uno stallo o di un’adozione che lo tolga da quella gabbia in cui si sta lasciando morire. Pluto è molto dolce e commpatibile con tutti i cani. Per informazioni potete contattare Mimma Diaferia al numero 388.9766974 oppure Angela Giorgioni al numero 349.1179778

Lui è Antonino il volpino.
Antonino venne trovato per le strade di Ginosa (TA) completamente divorato dalla rogna. Poco dopo essere stato salvato, gli venne diagnosticata anche la leishmania. Oggi per fortuna Antonino è quasi irriconoscibile: è un cane sereno, ha un folto pelo lindo e i titoli di leishmania si sono abbassati notevolmente. Ciò che gli manca è solo una famiglia che lo ami per sempre. Antonino è un volpino italiano, si trova in provincia di Taranto, a Ginosa, ha circa cinque anni e pesa meno di otto chili. Per informazioni potete contattare Giusy Troiano al numero 334.8943804 oppure Antonella Bollini al 329.0233116

Il suo nome è Rodrigo.
Rodrigo probabilmente è un incrocio pit bull con bull terrier, tanto esuberante quanto coccolone: venderebbe la sua pappa per delle carezze. Rodrigo era una delle seicento anime abbandonate in un canile sovraffollato della Puglia, pieno di escoriazioni e ferite finchè i volontari dell’associazione Un pitbull per amico non hanno deciso di trarlo in salvo. Oggi Rodrigo si trova a Pistoia ed è finalmente sereno e sano. È castrato, vaccinato e attende qualcuno che lo adotti come vero e proprio membro della famiglia.
Per informazioni potete mandare una mail all’indirizzo: unpitbullperamico@gmail.com

Il suo nome è Spike.
Spike ha conosciuto prima il canile e poi l’adozione ma oggi rischia di nuovo di tornare in un freddo box perché i suoi proprietari non lo vogliono più. Spike si trova a Torino ed ha ormai nove anni. È molto tranquillo ed educato, pesa tredici chili ed è sano come un pesce. Per informazioni potete contattare il numero 338.1315970 (dopo le 15). Si occupa della sua adozione Cinzia Paraluppi.

Lei è Pupa e probabilmente sta sognando una famiglia che la adotti.
Pupa venne trovata in aperta campagna accanto al corpo esanime della sua mamma e da allora ci vollero settimane perché superasse l’accaduto e iniziasse a fidarsi delle persone. Oggi Pupa ha sette mesi e pesa otto chili, è sana, vaccinata e presto verrà sterilizzata. Si trova a Napoli, ma per una buona adozione potrà arrivare in tutta Italia.
Con tutto ciò che ha visto, merita una famiglia speciale.
Si occupa di lei Ciniglio Mariangela e per informazioni potete contattare il numero 334.8901111

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Abbiamo intervistato Wender, uno che ha fatto la storia degli ultimi venti anni della radio e che svapa da sempre.

1) Dallo zoo di 105 a radio deejay, Wender è "uno di quelli che ha fatto la storia della radio" degli ultimi vent'anni, puoi dire ai nostri lettori tuoi attuali progetti?

Ce ne sono veramente tanti di progetti, oltre ovviamente allo Zoo di 105, in materia musicale ogni mese faccio uscire un singolo in collaborazione con Pawax, un produttore emergente molto bravo, e poi sto creando delle tracce come DJ SVAPO. Svapo in Panda e Tanta Potenza sono pezzi nati in collaborazione con il Santone dello Svapo: penso che ogni situazione abbia bisogno del proprio suono.A breve uscirà anche il mio primo liquido per svapare in collaborazione con la Puff: per me i numeri uno sul mercato delle sigarette elettroniche in Italia.
Con loro mi trovo molto bene perché, oltre che essere amici, sono dei veri professionisti: Puff tutta la vita.

2) Come pensi sia cambiata la comunicazione negli ultimi anni? Meno radio, più youtube, verrebbe da pensare.

Diciamo che la televisione che guardavamo noi negli anni 80 ora è You Tube: i ragazzini hanno questo ora, l’avrei fatto pure io se fossi stato ragazzo in questa epoca. A riguardo, mi fanno un po’ ridere i genitori che si lamentano dei figli che stanno tutto il giorno con lo smartphone in mano: loro facevano la stessa cosa, ma davanti al tubo catodico. I figli sono lo specchio dei genitori.
La radio, invece, è diventata più adulta, oramai non ci sono più le radio nelle case, la radio è per chi vive in auto e per chi ha un’attività commerciale.
Poi ci sono gli appassionati che ti ascoltano, ma quelli sono pochi ormai.

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Mercoledì 12 aprile

-          dalle ore 20
in via Baltea 3, a Torino;
Continuano le cene cruelty free dei Mercoledì Extra-Ordinari. Questa settimana il menù avrà come tema “Le montagne del mondo” e a seguire le guide volontarie racconteranno del “Giardino Botanico Alpino B. Peyronel - in Val Pellice, dove la terra tocca il cielo”. In occasione della serata sarà presentato il nuovo pamphlet dedicato ai bambini che questa estate andranno a incontrare le piante del giardino. Il costo della cena sarà di tredici euro, bevande escluse.
Per informazioni e prenotazioni potete scrivere all’indirizzo e-mail: mercolediextraordinari@gmail.com oppure telefonare al numero 345.1122925

Giovedì 13 aprile

-          dalle ore 17,30
in viale Corsica 81, 50127, a Firenze;
Si parlerà di antispecismo, con un’iniziativa dal titolo “Distruggi ogni gabbia” condotta dal collettivo Agripunk. A seguire aperitivo vegano e concerto punk.
Trovate qui il link all’evento. 


Sabato 15 aprile

-          dalle ore 17 alle 19
in piazza San Giorgio a Reggio Calabria;
Gli animalisti di ReggioVeg organizzano un flashmob contro la mattanza degli agnelli.
Per ulteriori informazioni o per partecipare come volontari, potete inviare un messaggio privato alla loro pagina Facebook.


Lunedì 17 aprile

-          dalle ore 13 alle 20
presso il santuario per animali “Porcikomodi”
in via Ungaretti 34, a Magnago (MI);
Potrete passare una giornata in compagnia degli ospiti del rifugio e dei volontari che vi aspettano con panini e stuzzichini 100% vegetali preparati per l’occasione.
Il ricavato andrà completamente per il sostentamento degli animali.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni potete visitare la pagina dell’evento Facebook qui.

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Prospettive, in uscita oggi, è l'eccellente risultato di un anno di contest. Abbiamo selezionato venti autori (tra seicentotredici) che hanno scritto quaranta racconti in dodici differenti temi.
A questo primo volume, a fine anno, se ne aggiungerà un altro e i due daranno vita a un libro cartaceo.
Abbiamo intervistato una delle autrici: Angela Colapinto.

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Vi presento Wall-e.
Wall-e ha quattro anni ed è un bull terrier. La famiglia con cui è cresciuto purtroppo si è trasferita all’estero e non ha potuto portarlo con sé; da allora Wall-e vive presso la Pensione di zia Paperina, nell’attesa di essere adottato. È un cane dinamico, sano e potente, motivo per cui verrà affidato a persone esperte. Non va d’accordo con altri animali e all’inizio è diffidente, ma di sicuro, con una persona paziente e rispettosa della sua indole, riuscirà a creare un bellissimo rapporto di fiducia. Si trova in provincia di Forlì-Cesena e per informazioni potete contattare Monica Milani al numero 349.2671482

Il suo nome è Pedro.
Pedro è cane di taglia media, la cui folta pelliccia lo fa sembrare molto più grande. Ha un buon carattere, tranquillo ed equilibrato, non disdegna le coccole di nessuno. Ha dodici anni, ma è in buona salute e sarebbe bello se riuscisse finalmente a trovare una famiglia che lo ami per il resto della sua vita. Si trova al canile “Bau” di Alpignano (To), non è compatibile con i cani maschi ed è adottabile in tutto il Piemonte previo colloquio preaffido. Per informazioni potete chiamare il numero 339.8139335 (dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18) oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo: info@bastardini.it

Lei è Clezia.
Clezia è affettuosa, socievole e giocherellona, ha un anno e mezzo e va d’accordo con tutti i cani: non si capisce proprio perché sia stata abbandonata senza ripensamenti. Si trova al canile sanitario di Bari e cerca casa dalla Puglia in su. Verrà ceduta sterilizzata, vaccinata e microchippata previo colloquio preaffido. Per informazioni potete contattare Monica (389.0238584) oppure Terry (348.8621266).

Lui si chiama Albino e ormai da dieci anni vive nel freddo box del Canile Oasi Felix
È un cane affettuoso e sano e per una buona adozione i volontari sono disposti a portarlo in tutta Italia pur di regalargli la felicità che tanto attende.
Per ulteriori informazioni su di lui, potete contattare Valentina al numero 327.1081408

Lei è Ginevra.
Ginevra fu adottata che era cucciolina ma qualche tempo fa la sua famiglia ha deciso che per lei non c’era più posto in casa e così ora Ginevra cerca qualcuno che non la illuda più e la tenga con sé per tutta la vita. Ginevra ha tre anni, è di taglia media ed è amorevole con tutte le persone, soprattutto bambini, mentre con i suoi simili va a simpatia. Si trova in stallo a Torino ed è adottabile in Piemonte, Liguria e Lombardia previo colloquio preaffido; verrà ceduta vaccinata e sterilizzata. Per informazioni potete contattare Paola Orsini al numero 334.1125830

Il suo nome è Camilla.
Camilla ha circa un anno e mezzo ed è in cerca di una famiglia che la coccoli. È molto affettuosa con le persone mentre non ama la compagnia dei cani o di altri gatti per questo motivo si darà la precedenza a chi la accoglierà come “figlia unica”. Si trova in provincia di Firenze e verrà affidata in Toscana, sana, sterilizzata e vaccinata. Si occupa di lei Sofia e per informazioni potete contattarla al numero 333.4871662

Queste cagnoline sono mamma e figlia.
Quando sono state trovate per strada, si sperava si fossero semplicemente perse e invece i giorni sono passati e nessuno le ha reclamate. Sono giovani e inseparabili: l’una l’ombra dell’altra. Pesano sei chili, si trovano in Campania e sono adottabili in regione e al nord Italia. Verranno affidate sterilizzate, vaccinate e microchippate. Per informazioni potete contattare Mena D’Agostino al numero 393.7966788

Lei si chiama Kikka.
Kikka è una bretoncina di soli nove mesi e, siccome per lei non si trovano né stallo né famiglia, presto finirà in canile. Kikka è un cane pieno di energie, ma allo stesso tempo educata, pulita e affettuosa. Si trova a Napoli ma è adottabile in tutta Italia. Verrà affidata sana, sterilizzata e vaccinata. Per informazioni potete contattare Eliana Lipu al numero 340.1922604 oppure Alessia Mossutto.

Loro sono nove fratellini di neppure due mesi, futura taglia media.


Sono nati il 28 febbraio e ora è giunto il momento di iniziare a cercare una famiglia che li accolga per la vita. Si sta occupando di loro l’associazione Con Ribes nel cuore. Si trovano a Taranto, ma non appena saranno svezzati, potranno essere adottati in tutta Italia, già vaccinati e microchippati. Per informazioni potete contattare Luhana Belmonte al numero 345.4544604 oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo: conribesnelcuore@libero.it

Queste sorelline hanno solo tre mesi e già si trovano in canile.
Saranno una futura taglia media. Sono vivaci, affettuose e socievoli e aspettano in gabbia che qualcuno finalmente le noti e le porti a casa con sé. Si trovano in provincia di Bari, ma sono adottabili in Puglia e in tutto il nord Italia previo colloquio preaffido.
Per informazioni potete contattare Mimma Diaferia al numero 388.9766974 oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo: adozioni.rifugiosanrocco@gmail.com

Questo cane stupendo è Fidel.
Fidel è stato trovato che vagava magro e malconcio per le strade di Palermo e, una volta curato, è divenuto la meraviglia che vedete in foto. Ha solo due anni, pesa una trentina di chili ed è buonissimo con le persone, specialmente con i bimbi. È affetto da leishmania, ma con titoli molto bassi: non lasciatevi spaventare da questa malattia perché se tenuta sotto controllo non dà problemi. Verrà affidato dopo colloquio preaffido. Per informazioni potete contattare Selene Gori al numero 389.9979921

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Strutture, pochi giorni all'uscita. Renzo Semprini Cesari lo conoscete tutti bene, ma gli altri autori? Ecco delle brevi interviste.

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Dopo aver trascorso una settimana di ferie tra Svezia e Danimarca ho deciso di scrivere un articolo sulle cargo bike, una realtà sempre più presente anche in Italia, ma decisamente più sfruttata all’estero.


Figura 1 Una Short John moderna.

Sono biciclette molto particolari, finalizzate al trasporto di oggetti ingombranti.

Ripercorrere la storia delle cargo bike non è semplice. C’è da dire che con il termine “cargo bike” ci si riferisce a svariati modelli di bici creati con questo fine.

Le prime di cui si ha testimonianza risalgono all’inizio del secolo scorso ed erano presenti soprattutto in Olanda, Inghilterra e Danimarca, la loro terra madre. La cosiddetta Short John, può essere considerata a tutti gli effetti l’antenata delle moderne cargo bike. Era una bici di piccole dimensioni, con le geometrie molto simili a quelle di una bicicletta classica. Ciò che la contraddistingueva era però il ruotino anteriore che permetteva di ospitare un carico maggiore sul portapacchi che veniva montato davanti.


Figura 2 Una Long John risalente agli anni '20.

Successivamente, negli anni ’20, iniziarono a circolare in Danimarca le Long John: la ruota anteriore, anche in questo caso più piccola della posteriore, veniva posizionata molto distante dal conducente, in modo da lasciare lo spazio, tra il manubrio e la ruota stessa, per il pianale destinato al trasporto delle merci. Altre volte, ma in numero decisamente più esiguo, il pianale è stato creato allungando il carro posteriore, in modo da mantenere inalterata la reattività dello sterzo.

All’epoca queste cargo bike erano utilizzate soprattutto per il trasporto della posta, del pane o di altri generi alimentari che dovevano essere spostati da un luogo all’altro o distribuiti ai clienti. In Italia vennero usate soprattutto per trasportare ghiaccio, gelati e grattachecche, ma anche per affilare coltelli e aggiustare suole: erano gli antenati dei moderni baracchini itineranti.

Partendo da questi due progetti, è stata costruita la maggior parte delle cargo bike attuali. Dalla Short John deriva la cargo progettata da Omnium, casa produttrice di Copenaghen, mentre dalla Long John deriva la cargo bike per eccellenza: la Bullitt. Grazie alla sua manovrabilità, efficacia, capienza e versatilità è senz’altro la bici cargo più diffusa in assoluto.


La casa produttrice più attiva sulla scena è sicuramente la danese Larry VS Harry. I nostri due scandinavi, di Copenaghen anche loro, ci hanno visto lungo: in un paese dove già era usanza diffusa possedere una cargo bike, sono stati capaci di migliorarla e renderla accessibile a tutti, tanto da diventare la casa produttrice numero uno d’Europa se non del mondo. A seguire posso citare la berlinese Pedalpower, che però non riesce a tenere testa ai colossi danesi, pur producendo il leggendario Long Harry: la cargo più lunga in commercio. In Italia ci pensa PandaBike a produrre le cargo, ma purtroppo, se già Pedalpower fatica a stare dietro a Larry VS Harry, PandaBike (nonostante la qualità dei suoi prodotti) non si avvicina minimamente ai numeri raggiunti dai due danesi.


Figura 3 Una foto che ho scattato da Larry VS Harry a Copenaghen.

Recandosi in uno qualsiasi dei punti vendita sparsi ormai in tutto il mondo o, più comodamente, visitando le pagine web dei costruttori, si può assemblare la propria cargo bike a piacimento. Si può scegliere il modello, il colore del telaio, il tipo di manubrio, la tipologia di sella e dei cerchi, di freni e cambio: insomma, una cargo diversa per ogni tipo di esigenza.

I telai sono praticamente tutti di allumino, materiale che permette di ottenere un buon compromesso di robustezza e leggerezza (il telaio di una Bullitt pesa 11,5 kg circa, comprensivi del del cavalletto). A causa del peso che sono destinate a sopportare, tutte le cargo sono dotate di un doppio freno a disco. Un mezzo del genere, caricato con svariati chili di merce, raggiunge velocità molto elevate e, di conseguenza, un’inerzia notevole. Per una maggiore sicurezza si ricorre quindi ai freni a disco che permettono di accorciare lo spazio di arresto (anche la Omnium, pur essendo molto più piccola e maneggevole di una Bullitt o di un Long Harry, viene assemblata con un freno a disco anteriore).


Detto questo potrebbe sembrare un’impresa impossibile smuovere bici del genere. Ovviamente la difficoltà nella conduzione aumenta in maniera proporzionale alla capienza della bici: una Omnium si guida molto più agevolmente di una Bullitt, è più leggera e scattante, ma non tollera il peso sopportato da quest’ultima e tantomeno da un Long Harry. Tuttavia anche questi ultimi due modelli sono molto più semplici da condurre di quanto si potrebbe pensare. Questo per due motivi principali: il primo è che sono muniti di un cambio molto morbido per partire da fermi, ma abbastanza duro per trasportare i pesanti carichi in piano. In genere si hanno due corone (da circa 36/22 denti) e una decina di pignoni: una trasmissione che potrebbe essere tranquillamente quella di una mountain-bike. Questo fa sì che chiunque possa usare una cargo senza fare troppa fatica;

il secondo motivo per cui risulta facile guidare una cargo è che, nonostante la ruota anteriore sia molto distante dal manubrio e quindi la reattività dello sterzo sia completamente diversa da quella di una qualsiasi bici, la forza centrifuga agisce su chi guida esattamente come ci si aspetterebbe. Al contrario dei tricicli per esempio, che in curva danno una strana sensazione di “sbalzo verso l’esterno”, le cargo permettono di affrontare le curve come con una qualsiasi bici classica, piegandosi leggermente verso l’interno e contrastando in questo modo la forza centrifuga. L’unica cosa per cui può essere necessaria un po’ di forza bruta è per sorreggerla quando si è fermi. L’importante è caricare la merce in modo equo, in modo da distribuire il peso in maniera omogenea così da non compromettere l’equilibrio della bici.

Potrei parlare ancora a lungo delle caratteristiche tecniche della Bullitt, ma qui di seguito preferisco concentrarmi su un fenomeno curioso che ho notato viaggiando. Ho avuto la fortuna di spostarmi molto, sia per lavoro che per piacere, e ho notato una differenza sostanziale tra l’utilizzo che si fa delle cargo bike in Italia e di quello che se ne fa invece all’estero.

In Italia è una realtà ancora molto circoscritta, tuttavia è una modalità di trasporto che lentamente sta prendendo piede. Sempre più società di trasporti ricorrono alle cargo bike come mezzo green ed ecosostenibile per consegnare la propria merce. Chi, come me, vive a Torino non può non averle notate: da GLS a TNT, da Cortilia a UPS, tutti ricorrono a qusto genere di bici. Non inquinano, non consumano benzina, sono rapide nel traffico, non subiscono limitazioni quali ZTL o aree pedonali e non si perde tempo a cercare parcheggio. Sembra davvero la soluzione definitiva per far fronte al traffico e all’inquinamento. Ogni società di bike messenger ne possiede una o più di una e sempre più spesso le grandi imprese di corrieri espressi ricorrono a soluzioni di questo genere per consegnare i loro pacchi, spesso affidando il compito proprio a società di bike messenger.


In Italia tutte le cargo che ho visto, che fossi a Torino, Milano, Bologna, Roma, appartengono a società di corrieri espressi in bicicletta. Spostandomi verso la penisola iberica la situazione era più o meno la stessa. La sorpresa l’ho avuta spostandomi invece nel nord Europa, nella penisola scandinava, in Danimarca, ma anche nei Paesi Bassi e in Germania, lì dove le cargo bike sono nate. Oltre che ad averne notato una quantità  nettamente superiore a quelle adocchiate nella mia terra, ho appurato che la maggior parte di queste appartengono a privati. In questi paesi, come si può notare dalla quantità di piste ciclabili, la cultura della bicicletta è molto più radicata. Nonostante il prezzo elevato di una Bullitt (si parte da circa 1.800€ per il modello base), il clima e le condizioni atmosferiche non sempre favorevoli, nei paesi che ho citato sopra ho visto una quantità di cargo bike incredibile. Il fatto è che i privati non le utilizzano solo per trasportare oggetti: la maggior parte di queste viene usata per trasportare i propri figli o i propri animali. Oltre ai cassoni di alluminio per il trasporto di pacchi infatti, si può dotare la propria cargo di piccoli sedili, di selle aggiuntive sul tubo orizzontale del telaio e addirittura di vere e proprie cabine trasparenti a misura d’uomo (di plastica o tela cerata) nelle quali trasportare persone o animali con qualsiasi condizione meteo.


Credo che alla base di scelte simili ci sia una profonda differenza culturale tra il nostro paese e quelli nordici. Con l’avvento del motore nel dopoguerra, si è registrato un declino della bicicletta, in Italia come nel resto del mondo. La grande differenza è andata affermandosi però successivamente: mentre in Italia non c’è stata una vera e propria rinascita, in Danimarca la situazione è andata in tutt’altra direzione. I danesi si sono accorti molto presto di quanto fosse comodo l’uso della bicicletta a livello urbano e hanno lottato duramente, attraverso le critical mass[1], per riaffermare i diritti dei ciclisti, messi in pericolo dagli autoveicoli. In Italia questo processo non è avvenuto, o meglio, non con la stessa intensità. Nella patria della Piaggio e della Fiat i ciclisti sono rimasti relegati ai bordi di una strada dedicata alle auto. Il risultato è che molti di noi non riterrebbero sicuro trasportare i propri figli nel cassone di una cargo. E probabilmente lo penserebbero a ragione, ma non perché le cargo non siano sicure, ma perché non disponiamo di piste ciclabili né corsie preferenziali per le biciclette, nelle quali viaggiare in sicurezza. Senza contare l’esposizione allo smog a cui sottoporremmo i malcapitati che trasportiamo nel cassone: problema decisamente meno incisivo in città come Copenaghen, dove i veicoli a motore sono in numero molto inferiore rispetto a quelli a pedali. Inoltre immagino l’italiano medio che non ha voglia di fare fatica pedalando né tantomeno di investire cifre ragguardevoli per un mezzo ritenuto “scomodo”, ormai abituati ai morbidi sedili della propria automobile. E credo che sia proprio qui la differenza culturale: semplicemente non ci si è ancora accorti, al contrario di ciò che è avvenuto nei paesi nordici, di quanto invece sia più comodo, ecologico e conveniente (a livello di spese e di tempo impiegato) spostarsi a livello urbano con una cargo bike rispetto ad un’automobile. E’ come se non avessimo sviluppato una solida coscienza ambientalista o forse facciamo solo fatica ad abbandonare le vecchie e comode cattive abitudini. Mentre, come si può leggere nella pagina principale del sito di Larry VS Harry, i danesi hanno capito cos’è veramente comodo (e lo hanno capito molto prima di noi):

“As Copenhageners, Larry and Harry have always biked as much as they could. Not just because it was green, cool or cheap, but because it was – is – the fastest, most convenient way to get around town”[2].

 


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Massa_critica_(evento)

[2] http://www.larryvsharry.com/about-larry-vs-harry/

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L'INTERVISTA - ANDREA PONTIGGIA

 

Andrea, ciao, puoi raccontare qualcosa di te ai nostri lettori?

Ti racconto di noi, senza entrare troppo nei dettagli, tendo a essere parecchio riservato per quanto riguarda la mia vita oltre lo svapo.

Sono un papà cosi come i miei due soci e amici.

 Provengo dal mondo della comunicazione, Giuseppe da quello della progettazione tecnica e Antonio è un Commercialista.

 Io vivo a Milano come Antonio (ma è Pugliese), Peppo invece vive a Lugo, in Romagna, anche se è un napoletano doc.


- Noname, quando è nata, e perché? Passione, businnes o entrambi gli aspetti?

NoName nasce nel 2012, in un forum di svapo; EsigarettaForum, molto per gioco e totalmente per passione.

E dopo tre  anni, fine 2015, è diventato anche il nostro lavoro, un lavoro che ci appassiona, ci diverte e ci soddisfa.


-La tua azienda, adesso, come è composta?

Come dicevo siamo in tre: Io, Giuseppe e Antonio.


- Esiste, nella storia di NoName, un prodotto che meglio vi identifica? Per esempio, se parliamo di Azhad, la prima cosa che viene in mente è il mille. Se parliamo di nomame?

I prodotti credo siano due: il BF-99; quello che probabilmente amiamo maggiormente, il primo a tank bottom coil, un precursore di molti sistemi a cotone attuali e indubbiamente il nostro lavoro più ambizioso e ricercato (entro l’anno ne uscirà una nuova versione).

Il secondo è il NoFear; il capostipite di una famiglia molto numerosa, le versioni sono state tre,

è uno dei prodotti che ha contribuito maggiormente alla diffusione del bottom feeder, mondo dove da anni ci esprimiamo e primeggiamo (scusa l’autoincensamento).

 
- Il vostro mercato principale è in Italia o anche all'estero?

Circa l’80% della nostra produzione finisce all’estero, lavoriamo con alcuni dei migliori negozi e distributori a livello mondiale e esportiamo in parecchi paesi: Francia, Germania, Belgio, Olanda, Spagna, Giappone, Cina, Vietnam, Inghilterra, Malesia, Filippine, Stati Uniti .


- Voi siete nati negli anni dello svapo di guancia e poi avete portato i vostri prodotti nel mondo dei polmonari. Due modi di svapare o due differenti visioni? A volte sembra che ci siano proprio due categorie quasi incompatibili tra di loro. Cosa ne pensi?

I mondi o le sfaccettature di questo mondo sono molteplici e variopinte, guancia, polmone, flavour, bottom feeder, tank, dripping: ognuna con i suoi pro e tutte con i loro contro.

Indubbio è che è difficile accontentare tutti, anzi direi impossibile, ma in fondo provarci è la cosa più stimolante, non solo dal punto di vista progettuale o del risultato commerciale, ma anche come utilizzatore finale, come appassionato.

Il nostro è un mondo popolato da ex tabagisti e la sigaretta elettronica rimane comunque un vizio, ma ha dalla sua la fortuna, al contrario della sigaretta, di essere piacevole, di potersi esprimere in decine di modi diversi grazie a centinaia di sapori che cercano in tutti modi di “soddisfarci”, siamo tutti sempre nella costante ricerca del nostro aroma perfetto.

Alla fine è proprio questa parolina tanto semplice ma tutt’altro che banale che ci frega; la soddisfazione.

Perché se la leghi al Vizio, che perdura anche se lo neghiamo perdutamente, si trasforma in una combinazione letale che ci costringe a peregrinare da un sistema all’altro, da un liquido al prossimo, alla ricerca del nirvana, del piacere ultimo.

Perché il mantra non è e non deve essere “fumo perché non riesco a farne a meno” ma “svapo perché mi piace”.

E appena cala la soddisfazione anche solo di un gradino si riparte verso qualcosa di nuovo, ma in fondo il bello del viaggiare è il viaggio stesso non la meta.


- Una delle tematiche che più appaiono se si scrive "forum - svapo" su google è "clone contro originale", lasciando per un attimo da parte il discorso salute e l'eventuale o meno pericolosità di alcune imitazioni, voi, che siete stati clonati con diversi prodotti, come vivete questa cosa? Mi sono sempre fatto una domanda molto banale. Normalmente quando vien rubata una proprietà intellettuale segue denuncia. Come mai nel mondo dello svapo questa cosa non avviene mai? Non è, forse, anche e in parte, un modo per certificare la bravura di un modder l'essere clonati?

In mercati maturi (vedi la moda) il problema dei cloni o dei falsi è enorme, non perché dia fastidio il prodotto sulla bancarella ma perché la copia, all’insaputa del consumatore, finisce all’interno della filiera protetta e viene venduto come originale, diventando, di fatto, un imbroglio bello e buono.

È la non riconoscibilità che genera il dubbio e inficia il valore del prodotto, dubbio che oggi attanaglia il nostro mercato solo su alcuni prodotti; principalmente liquidi e hardware entry level.

Noi, comunque un paio di denunce le abbiamo fatte e probabilmente più avanti altre ne partiranno.


 - Abbiamo tutti letto della vostra collaborazione con la Puff e della nascita della Nofckgiven. Ci puoi parlare di questo matrimonio e del prodotto finale? Sicuramente fa parte degli oggetti di valore, a chi è rivolta questa combo?

Il mercato del bottom feeder è costellato da prodotti di difficile reperibilità, con la NoFckGiven si è deciso di rendere disponibile a chiunque lo voglia una box senza compromessi completamente certificata (la prima in assoluto).

Puff è oggi la realtà più presente sul territorio, è un’azienda attenta e in forte crescita e per noi è stato un onore oltre che un piacere poter collaborare con loro.

 
- Guardando alla storia recente dello svapo, all'inizio avevamo prodotti scadenti o mediocri da parte delle aziende e prodotti raffinati e assai cari da parte dei modder. Voi, inizialmente, a mio avviso, avete fatto nascere una terza categoria, una azienda che produce grande qualità a prezzi concorrenziali. E' questa la terza via dello svapo per il futuro?

Non so se sia la terza via dello svapo per il futuro ma sono fortemente convinto che in un mercato autoreferenziale come il nostro, dove tra l’altro la comunicazione è soggetta a restrizioni pesanti, senza il supporto di partner sul territorio che ti rendano visibile sia molto più semplice soccombere velocemente

La storia, anche se breve, di questo mercato è costellata di meteore e di brand ascesi all’olimpo e scomparsi nel giro di una stagione.

Esattamente come il mondo dell’high end sembra oggi voler sopravvivere solo grazie a gruppi segreti su Facebook.


- Ci parli dei tuoi attrezzi da svapo? Quelli che usi personalmente. Solo NoName o ami prodotti di altri aziende, di altri modder?

Io sono un curioso, amo provare di tutto e uso di tutto; tubi, battery box, bottom feeder, drip, tank, sisytemi a mesh, a testina.

Alcuni modder sono parte del mio mondo oltre che degli amici; Alessandro di Art&Mod, Paolo della Farnkenskull, Ruben di C&C, Giacomo di SVA. Alla fine ci conosciamo tutti e tutti sappiamo scegliere i prodotti giusti degli altri produttori.

 
 - Dopo la Nofckgiven e il Plug-in che andiamo a recensire, prossimamente quali novità ci proporrete?

A breve in arrivo un nuovo RDA, sempre in collaborazione con Puff e un paio di novità per il bottom feeder. Il segreto, nel mondo dello svapo come in qualsiasi altro mercato, è non fermarsi mai sui proprisuccessi, ma cercare sempre di rinnovare prodotti e tipologie per offrire sempre il meglio ai nostri acquirenti.


L'ATOMIZZATORE - PLUG'IN


Il Plug-in è un atomizzatore specifico per il bottom feeder. E’ costruito in acciaio 316, con isolanti in peek e il drip tip in ultem.
E’ progettato per la single coil e ha due cup a disposizione. Il primo, di serie, ha la regolazione dell’aria a fessura da una parte, per poterla parzializzare, mentre dall’altra ha il singolo foro da 1.8 millimetri. Il secondo cup è solo con singolo foro da 1.2.
La prima particolarità di questo atomizzatore è che, all’interno, c’è una specie di slitta con due funzioni: convogliare il flusso di aria direttamente sulla coil, evitare che ci siano fuoriuscite di liquido.


La realizzazione è molto accurata, nessuna sbavatura, i materiali sono di prima qualità. Gli oring, anche se qualcuno ha scritto non chiudere bene, alla lunga, perfettamente, si sono comportati benissimo, lieve pressione per chiudere, mai nessuna apertura involontaria.
Il punto di vista sull’estetica è, ovviamente, soggettivo. Personalmente lo trovo davvero molto bello. Ha linee essenziali, un marchio non invadente, una forma classica, e, insieme, moderna.
Le possibilità di flusso d’aria portano questo atomizzatore a poter essere utilizzato sia per uno svapo di polmone non estremo (è pur sempre una single coil in un diametro di 20 millimetri), sia per il classico di guancia.
L’ho provato per circa due settimane, usandolo tutti i giorni.
La variante “tutto aperto”, e quindi per uno svapo flavour, vede, nei miei settaggi, un range dai .3 ai .5 ohm. Va benissimo la coil in kanthal, quella in acciaio, e la variante clapton. Quest’ultima, se tenuta non troppo bassa risulta essere quella più efficace per la restituzione in aroma, portando il livello di questo atomizzatore oltre ogni aspettativa. Pur non essendo uno “svapatore di polmone” seriale, con questo atomizzatore, con un wattaggio intorno ai cinquanta, raggiungiamo una soddisfazione estrema. Non ha, a mio parere, rivali nei tank (come è normale che sia), e, per il flavour, è davvero difficile trovare un rda che gli stia dietro. L’ho provato con tutti i liquidi da cloud di Azhad, col Positano di Vitruviano’s Juice e col Boss reserve. Il risultato è, a dir poco, eccezionale.


Passiamo allo svapo di guancia, con qualche premessa. È opinione comune che i “tabaccosi” vedano come nirvana l’utilizzo di atomizzatori da quattordici, massimo da sedici. Altrettanto comune è l’opinione che i tabacchi quali il “latakia” o il “perique” siano troppo secchi per essere utilizzati in rda dalle dimensioni medie (appunto, venti millimetri). Per finire, i puristi solitamente preferiscono, per questo genere di aroma, un tiro molto chiuso, 1,2 ml, anche meno.
Penso siano tre assiomi privi di fondamento. Gli rda da quattordici, sedici, che io amo sommamente, esaltano l’esplosività del tiro, aumentano il calore, incupiscono l’aroma. Il latakia è un tabacco dolce. È affumicato, è cupo, è spesso legnoso con mille sfumature, ma è un tabacco dolce. Il tiro chiuso, infine, è tipico di chi vuol riprodurre la sensazione data da una sigaretta. La pipa, al contrario, ha una restituzione molto più aperta.
Quindi, applicando queste idee al nostro Plug-in: io lo ho amato moltissimo con il foro da 1.8 utilizzando tutti i tabacchi aromatizzati di Azhad. La restituzione che hanno è perfetta.
Ho provato, poi, l’utilizzo col cup dal foro 1.2. Ho usato il 10.000 e il balkan di Azhad, un latakia del Vaporificio, un “mistone” di cui vi parlerò nella recensione degli aromi di Azhad.
Coi toni più cupi non mi è piaciuto al cento per cento. Tende, a mio avviso, a schiarire un poco i sapori. L’aspetto “legnoso” viene meno, non scompare, intendiamoci, si sente e si sente bene, ma non credo che il massimo del suo potenziale sia con questo genere di tabacco.


Sarebbe stato possibile fare una riduzione all’interno del cup con buco da 1.2? In questo modo sarebbe stato, forse, perfetto. Ma non sono un modder, questa è solo una idea.
Col 1.8, invece, a mio avviso, è il nuovo atom di riferimento. Resistenza da 1 ohm circa, diecimila nella boccetta e, davvero, si vince.
Difetti: una leggera condensa può formarla, ma è davvero poca cosa.
I pregi, come scritto, sono tantissimi, non ultimo la facilità di rigenerazione. Quasi più facile che cambiare una testina al nautilus e un’ottima capienza, sarà sufficiente squonkare raramente.
Eccellente, se amate passare dal flavour al tabacco, è un atomizzatore da comprare e usare quotidianamente.

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“Ma come fai ad essere vegan? Devi rinunciare a un sacco di cose!”
Sovente mi sono sentita dire questa frase che però, secondo me, pecca di una visione superficiale e che ha poco a che vedere con lo stile di vita vegan; penso infatti che la parola più appropriata nel nostro caso sia scoperta. Da quando sono vegan la scoperta di nuovi cibi, cereali e legumi mi accompagna quotidianamente, facendomi entrare in un mondo fatto di sapori nuovi, profumi esotici e consistenze inaspettate. Penso che la nostra dieta e il nostro stile di vita non siano pesanti, ma che molto spesso sia un certo tipo di società a farceli percepire così, improntata a mantenere un livello culturale basato sulla propria storia e non su possibili evoluzioni. Prova ne è che quando rimango in famiglia, fuori da ogni condizionamento, non sento alcuna limitazione alimentare, perché ciò che ero abituata a mangiare è stato ampiamente sostituito o rivisitato in chiave vegetale.
In questi anni ho scoperto come fare i dolci senza utilizzare il latte, creo polpette senza bisogno delle uova e della carne, mangio gnocchi e pasta fatta in casa. Pizza, falafel e sushi. Sapete che il vero significato del sushi è riso e non pesce? E che quindi con questa parola non si designa solo ed esclusivamente l’involtino che tutti siamo abituati a immaginare? ( Il sushi (寿司? pronuncia giapponese [sɯ̥ɕi] o [sɯɕi], in italiano [ˈsuʃʃi][1]) è un piatto tipico della cucina giapponese a base di riso insieme ad altri ingredienti come pesce, alghe, vegetali o uova. Il ripieno può essere crudo, cotto o marinato e può essere servito appoggiato sul riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in rotoli di riso o inserito in una piccola tasca di tofu. In Giappone la parola sushi significa letteralmente "aspro" e si riferisce a una vasta gamma di cibi preparati con riso. Al di fuori del Giappone viene spesso inteso come pesce crudo o come riferimento a un ristretto genere di cibi giapponesi, come il maki o anche il nigiri e il sashimi (che in Giappone non è considerato sushi perché composto di solo pesce fresco.) Ebbene, io adoro il sushi! Mi piacciono i rotolini di alga con all’interno il riso intorno all’avocado, le carote, il cetriolo.
Parlando di carne poi, il suo gusto me lo ricordo bene (anche se sono passati quasi otto anni da quando l’ho abbandonata) e, se devo dirla tutta, il suo sapore non mi dispiaceva affatto, ma considerando il patimento e la morte per i poveri animali, qualsiasi possibile piacere passa in secondo piano. Ogni morso a una cotoletta era uno strazio per il cuore, ogni momento passato davanti a una pietanza animale era divenuto insopportabile. E allora pensai che non volevo continuare a essere la causa di quegli orrori. Che qualsiasi sapore non avrebbe potuto valere quanto il respiro di un animale. Volevo farne a meno, o quanto meno provarci.
Era il primo dicembre 2009.

Al tofu ci arriviamo più o meno tutti, ma del tempeh ne avete mai sentito parlare? E del seitan?
Ebbene, se siete curiosi d’imparare a distinguerli e cucinarli, questo articolo farà proprio al caso vostro, oppure, mal che vada, saprete finalmente di cosa si tratta quando troverete questi nomi bizzarri tra gli ingredienti di una ricetta o negli scaffali del banco frigo.

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Quando Iddio colora il cielo col carbone,
a me mi si accende un diamante nel petto e mi parte come ‘na canzone.
Un calore mi scalda la pelle
e s’illuminano i pensieri, come fan le stelle.
Ti sento, anche se non ci sei ancora
e vedo un mondo che conosco sol’io, per ora.
Il mio diamante brilla, quando arrivi,
mentre ti guardo e mi sorridi.
Sono ricca, signora, regina e tu il mio re.
Quando te ne vai, questo calore se ne va con te.
Non sono più in me
e il mio petto torna ad esser quel che è.

Un giorno hanno suonato alla porta due gendarmi, di quelli con le braghe nere e una banda rossa dritta sul fianco. Avevano i bottoni dorati sulla giacca e quella fascia bianca storta davanti. Mi han riferito che la brava gente aveva avuto qualcosa da ridire, che quando il cielo è color carbone la gente perbene dorme.
La brava gente è quella che non sbaglia mai, ma non sa cosa sia ‘sta canzone che io sento. Vuole dormir tranquilla e ci riesce, ma è perché non sente. Non sente come me. Così io la lascio stare, la gente, e che lascino pure stare me. Se non mi vogliono, non li voglio neanch’io. Ma che faccio così sola non so dirlo. Mi sa che penso. Forse questo qui:

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