Convertire una bici

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Ultimamente mi è capitato più di volta che una persona mi chiedesse un parere sulle cosiddette “convertite”. Ho deciso quindi di approfittare della disponibilità che mi ha offerto Jona Editore e sfruttare questo spazio per affrontare la discussione in modo che chiunque abbia la possibilità di farsi un’idea a riguardo.

Innanzitutto con il termine “convertita”, nel mondo delle fisse, si intende definire tutte quelle biciclette che sono nate come bici da corsa/strada, ma che poi sono state appunto convertite in biciclette con il pignone fisso.

La prima domanda che farei a chi vuole convertire la propria bici in una fissa è: che cosa ne vuoi fare? Se la risposta è “correre in pista o in circuito” io lo sconsiglio vivamente. Le geometrie di un telaio da pista sono diverse da un telaio da corsa, hanno tolleranze diverse, nascono per scopi diversi. Sarebbe come dire “devo fare uno sterrato in montagna quindi invece di usare una mountain bike prendo una bici da passeggio e la trasformo in una mountain bike”. Non ha senso: lasciate proprio perdere. Conviene ovviamente usare una bici che nasce per lo scopo che si persegue.

Convertire una bici con la ruota libera in una fissa può avere senso se si ha intenzione di usarla a livello cittadino. Chi possiede una vecchia bici, magari con cambio o freni rotti, potrebbe avere il desiderio di convertirla in una fissa. Anche in questo caso ci sono però delle controindicazioni.

La prima: come dicevo prima le geometrie di un telaio da corsa sono diverse da quelle di un telaio da pista. In una convertita il movimento centrale sarà basso come in un telaio da corsa, ma le pedivelle continueranno a girare anche in curva. Sarà impossibile o quantomeno pericoloso affrontare le curve in piega senza che le pedivelle tocchino il suolo.

Secondo problema: la direzione dei forcellini. In un telaio da corsa i forcellini sono verticali o obliqui mentre in un telaio da pista sono orizzontali. Questo perché in un telaio da corsa non è necessario tendere la catena (ci pensa il sistema di deragliatori), mentre in una fissa sì. Tuttavia in una convertita tendere la catena potrebbe risultare problematico in quanto i forcellini da corsa difficilmente lo permettono.

Terzo problema: i componenti. I componenti da pista sono diversi da quelli da strada. Questo perché gli uni sono sollecitati in maniera completamente diversa rispetto agli altri. Per l’incolumità del ciclista sarebbe bene non usare gli uni al posto degli altri.

Tutti questi temi vengono sviscerati in maniera più precisa nel libro. In questa sede vorrei solo mettere in guardia il lettore, in modo che prenda le dovute precauzioni prima di lanciarsi nella conversione della propria bici.

Alla prossima!

  

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