Sicurezza in bici

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In questo articolo parlerò della sicurezza sulle strade in relazione ai ciclisti.

La strada ha sempre contato moltissimi morti: che fossero automobilisti, ciclisti o pedoni, la strada risulta essere un luogo pericoloso per tutti. Ultimamente la cosa ha suscitato più scalpore perché sono morti due grandissimi dello sport mondiale: il campione dell’Astana Michele Scarponi[1] e il campione del mondo nel 2006 della MotoGp Nicky Hayden[2].

Entrambi si stavano allenando in bicicletta quando sono stati investiti da un’auto che li ha uccisi. La notizia, come ci si poteva aspettare, ha fatto subito il giro del mondo. Nell’arco di pochissimo tempo i loro volti sono finiti su tutte le copertine, su tutti i telegiornali, su tutti i social, a causa della fama di cui godevano. Per quanto riguarda Scarponi sembra che gli sia stata tagliata la strada da un furgone che, per svoltare a sinistra, ha intercettato la traiettoria del ciclista senza lasciargli il tempo di frenare. Per quanto riguarda Hayden invece, stando a quanto rivelato dalla Polizia dopo aver visionato dei filmati di un impianto di videosorveglianza, il ciclista non si sarebbe fermato ad uno stop e non avrebbe sentito il rumore della macchina che lo ha investito, a causa delle cuffie collegate al suo IPod con il quale ascoltava la musica.

Non voglio scendere nei dettagli dei due incidenti né tantomeno capire chi avesse torto o ragione: quello che mi interessa è portare l’attenzione sulla problematica in generale.

Sono infatti moltissimi i ciclisti che perdono la vita per strada a causa di incidenti e che rimangono nell’anonimato, senza che nessuno ne parli. I dati Istat affermano che, in Italia, sulla strada muore addirittura un ciclista ogni trentacinque ore. E tra questi non solo ciclisti di professione, ma anche amatori, bambini, anziani, mamme e padri di famiglia: insomma, tutti coloro che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto e non solo chi ne ha fatto il proprio sport preferito.

Il problema è che tutte queste morti passano in sordina e, di conseguenza, il problema non viene mai affrontato. È stato necessario che perdessero la vita grandi atleti come Michele e Nicky affinché le persone prendessero coscienza della pericolosità delle strade.

Partiamo con qualche considerazione generale sul tema. A costo di essere banale ci tengo a sottolineare quelle cose che tutti dovrebbero sapere, ma che fa sempre bene ricordare.

Innanzitutto il casco: fondamentale per qualsiasi spostamento. Dall’uscita lunga al tragitto casa lavoro. Deve essere omologato e ben allacciato. È importante che sia della propria taglia in modo che aderisca perfettamente alla testa. Inoltre è importante che venga sostituito dopo ogni caduta che lo riguardi.  

Le luci: devono essere rosse lampeggianti applicate posteriormente e bianche fisse sul manubrio. Permettono sia di vedere meglio, ma soprattutto di essere visti che, come vedremo tra poco, è il problema fondamentale.

Le condizioni della bici: ovviamente le condizioni della bicicletta in sé sono fondamentali per quanto riguarda la sicurezza. Innanzitutto i freni devono essere funzionanti ed efficienti, per cui è consigliabile cambiare periodicamente i pattini. I copertoni non devono essere consumati poiché sono alla base dell’aderenza. Le camere d’aria devono essere ben gonfie per lo stesso motivo.

Sono inoltre obbligatori secondo il Codice della Strada, segnalatori visivi quali catadiottri e acustici come il campanello[3]. Va da sé che chi infrange le suddette regole è perseguibile con diverse sanzioni.

Per quanto riguarda l’uso urbano delle biciclette con il pignone fisso i problemi si moltiplicano: tutti coloro che usano una fissa devono essere ben coscienti che, stando al Codice della Strada, l’uso di bici del genere è perseguibile. Il CDS infatti recita così:

“Art. 68. Caratteristiche costruttive e funzionali e dispositivi di equipaggiamento dei velocipedi.

1. I velocipedi devono essere muniti di pneumatici, nonché:

a) per la frenatura: di un dispositivo indipendente per ciascun asse che agisca in maniera pronta ed efficace sulle rispettive ruote”.

Da ciò si deduce che non sia lecito usare neppure la classica fissa con il semplice freno anteriore né tantomeno le biciclette con il freno a contropedale[4]: proprio quelle che forniscono i comuni olandesi attraverso il loro sistema di bike sharing. Quindi risulta anche molto importante prestare attenzione a che cosa è tollerato nel paese in cui si utilizza la bicicletta.

A questo punto, dopo questa panoramica sugli obblighi che spettano al ciclista in Italia, vorrei proporre un cambio di prospettiva.

Abbiamo detto che il ciclista mette le luci per farsi vedere dalle macchine. Monta i freni sia davanti che dietro per potersi arrestare quando improvvisamente sbuca una macchina. Inoltre il ciclista deve anche vestirsi con colori fluorescenti per saltare all’occhio degli automobilisti[5]. Deve tenere la destra sulla strada per non intralciare le macchine, ma contemporaneamente deve stare attento alle portiere delle macchine che si aprono sulla sinistra.

Prendendo in considerazione le norme suddette, sembra che il ciclista abbia il dovere di tutelarsi dalle auto e che il vero problema sia che il conducente di un’auto abbia difficoltà a vedere i ciclisti e i pedoni. La visuale di cui dispone un automobilista infatti è limitata dalla carrozzeria che crea punti ciechi e dalla posizione del conducente, molto bassa sul livello della strada. Per questo la frase che sentiamo più spesso dopo un incidente è “non l’ho visto”. Nessuno pensa che gli automobilisti si divertano a schiacciare i ciclisti: la verità è che la visuale di cui dispongono è inguaribilmente limitata. Questa tesi è supportata da uno studio condotto di recente dall’Università degli Studi di Bologna e riassunto splendidamente da Simona Larghetti, Presidente Consulta della bicicletta Bologna, nell’intervento al programma AriaPulita[6]

Mi sento di sottoscrivere pienamente il discorso che fa Simona. Innanzitutto con questo discorso non voglio creare due schieramenti e tantomeno affermare che uno abbia totalmente ragione mentre l’altro totalmente torto. Chi ama andare in bici spesso è costretto ad usare la macchina. E viceversa chi è solito usare la macchina spesso non disdegna un bel giro in bici. Il problema quindi è spostato a monte: si tratta di salvaguardare vite e di evitare di creare fazioni che si fanno la guerra a vicenda.

È vero che alcuni ciclisti sono indisciplinati, non lo si può negare. Ma così come ci sono i ciclisti indisciplinati ci sono gli automobilisti indisciplinati, quindi non è il caso di puntare il dito contro gli uni o gli altri altrimenti si finisce per alimentare quella tendenza già molto diffusa per cui se un ciclista viene travolto è sempre un po’ anche colpa sua (“eh, ma è sbucato all’improvviso”, “ma era in mezzo”, “non teneva la destra” ecc). Dai racconti che ho ascoltato sembra sempre che i ciclisti in un certo qual modo se le cerchino, quando in realtà è chiaro che non abbiano nessun interesse nel farlo. Anche quando sembrano irrispettosi delle norme, spesso è per far fronte alla situazione: se un ciclista sta in mezzo alla carreggiata molto probabilmente è per evitare i tombini o le più pericolose portiere che si aprono all’improvviso. Il ciclista tenta di sopravvivere nella giungla urbana come meglio può.

E qui si apre un altro problema: le città sono sempre più macchina-centriche. Sembra che tutto venga costruito in funzione delle auto[7], senza tenere in considerazione che la carreggiata viene fruita da una pluralità di mezzi. Spesso i viadotti, i sottopassaggi, le strade statali sono vietate alle biciclette. Di conseguenza si è andata affermando la concezione per cui la strada è delle auto, mentre le biciclette sono una sorta di veicolo invasore. Quest’ultime vengono relegate nelle poche piste ciclabili esistenti (quando esistono), o altrimenti considerate un fastidio per la viabilità. In tutto questo la controparte ciclistica è muta. Il ciclista non si lamenta mai degli ingorghi creati dalle auto. Se un’autovettura procede a rilento il ciclista non suona il clacson per intimargli di spostarsi. Ma soprattutto il ciclista subisce l’inquinamento prodotto dalle macchine senza fiatare.

Arrivati a questo punto credo sia chiaro cosa c’è sulla bilancia: da una parte un mezzo a misura d’uomo, a impatto zero, economico ed efficace a livello urbano, che ogni tanto, a causa della distrazione o della poca esperienza del conducente, disturba gli altri utenti della strada; dall’altra parte c’è un mezzo invasivo, inquinante, inefficace a livello urbano, che quando sbaglia non si limita a disturbare, ma uccide. Chi ha più potere di nuocere?

Dico che l’auto è invasiva per diversi motivi. Innanzitutto perché inquina senza preoccuparsi dell’opinione dell’altro. In secondo luogo perché, anche storicamente, l’industria delle automobili ha letteralmente rubato gli spazi dedicati alle biciclette e ai pedoni, monopolizzando poco a poco gli spazi che fino a quel momento erano condivisi[8]. E infine perché è un mezzo con il quale non è facile convivere pacificamente, senza sentirsene minacciati: è un mezzo prepotente. L’onere di rendersi visibile non è del ciclista. Certo, utilizzando le luci, i catarifrangenti e un vestiario adeguato, si facilita il compito agli automobilisti, ma il dovere di fare attenzione è comunque loro, che dispongono di un mezzo pericoloso che va utilizzato con estrema attenzione.

Sembra che le bici e le macchine non possono convivere pacificamente nelle condizioni attuali.

C’è una soluzione a questa situazione? In Italia è stato fatto qualche tentativo maldestro per tutelare i ciclisti, come per esempio rendere obbligatorie le luci, il campanello e quant’altro. Si è addirittura pensato di rendere il casco obbligatorio.

Nei paesi scandinavi, dove la cultura della bicicletta è molto più radicata e l’attenzione per l’ambiente una delle priorità attuali, a tutti è scappato un sorriso per le nostre soluzioni che appaiono più come espedienti per lavarsi la coscienza. Una soluzione come quella di rendere il casco obbligatorio disincentiva terribilmente l’uso della bicicletta oltre al fatto che non previene gli incidenti, ma si limita a diminuire l’entità del danno. E se l’obiettivo è ridurre l’inquinamento e permettere una pacifica convivenza tra i diversi mezzi di trasporto questa è l’ultima cosa da fare. È necessario incentivare l’uso della bici (senza renderne la pratica complessa e difficile attraverso numerosissime norme) e dunque permettere ai ciclisti di spostarsi in sicurezza. Per fare questo le soluzioni sono due: in primo luogo creare spazi dedicati alle biciclette quali parcheggi e piste ciclabili; in secondo luogo disincentivare l’uso degli autoveicoli e contribuire a renderli più innocui attraverso leggi più severe e precise. Questo tuttavia risulterebbe inutile senza una conseguente sensibilizzazione degli automobilisti al tema e un cambio radicale di paradigma per cui al primo posto non c’è più la comodità o la fretta di arrivare a destinazione, ma la sicurezza e la cura di chi è più esposto di noi ai pericoli della strada. Per promuovere una sensibilizzazione di tal genere consiglio il documentario “Bike VS Car”, che amplia e approfondisce il rapporto che è andato instaurandosi tra le biciclette e le auto.

 


[1] http://www.gazzetta.it/Ciclismo/22-04-2017/morto-michele-scarponi-vittima-tragico-incidente-stradale-filottrano-190903631920.shtml?refresh_ce-cp

[2] http://www.repubblica.it/sport/vari/2017/05/22/news/hayden_morte_incidente-165755786/

[3] http://www.aci.it/i-servizi/normative/codice-della-strada/titolo-iii-dei-veicoli/art-68-caratteristiche-costruttive-e-funzionali-e-dispositivi-di-equipaggiamento-dei-velocipedi.html

[4] Una bici a contropedale ha un freno a tamburo integrato nel mozzo posteriore. La frenata si attiva spingendo i pedali all’indietro di circa un quarto di giro e pigiando di più o di meno in base alle esigenze, come si fa con le leve al manubrio.

[5] Leggendo il CDS è infatti obbligatorio anche il giubbino retroriflettenti ad alta visibilità.

[6] [6] https://www.youtube.com/watch?v=IqKOmzAZF6I

[7] https://www.facebook.com/Curbed/videos/1388062541243671/?pnref=story

[8] https://www.youtube.com/watch?v=-AFn7MiJz_s

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